Da Avvenire 8 dicembre 2012
Se mi convertissi sarei libera, preferisco
morire cristiana
Mi chiamo Asia Noreen Bibi. Scrivo agli uomini e
alle donne di buona volontà dalla mia cella senza finestre, nel modulo di
isolamento della prigione di Sheikhupura, in Pakistan, e non so se leggerete
mai questa lettera. Sono rinchiusa qui dal giugno del 2009. Sono stata
condannata a morte mediante impiccagione per blasfemia contro il profeta
Maometto.
Dio sa che è una sentenza ingiusta e che il mio
unico delitto, in questo mio grande Paese che amo tanto, è di essere
cattolica. Non so se queste parole usciranno da questa prigione. Se il Signore
misericordioso vuole che ciò avvenga, chiedo agli spagnoli (il 15 dicembre, il
marito di Asia ritirerà a Madrid il premio dell’associazione HazteOir, ndr )
di pregare per me e intercedere presso il presidente del mio bellissimo Paese
affinché io possa recuperare la libertà e tornare dalla mia famiglia che mi
manca tanto. Sono sposata con un uomo buono che si chiama Ashiq Masih. Abbiamo
cinque figli, benedizione del cielo: un maschio, Imran, e quattro ragazze,
Nasima, Isha, Sidra e la piccola Isham. Voglio soltanto tornare da loro, vedere
il loro sorriso e riportare la serenità. Stanno soffrendo a causa mia, perché
sanno che sono in prigione senza giustizia. E temono per la mia vita. Un
giudice, l’onorevole Naveed Iqbal, un giorno è entrato nella mia cella e, dopo
avermi condannata a una morte orribile, mi ha offerto la revoca della sentenza
se mi fossi convertita all’islam. Io l’ho ringraziato di cuore per la sua
proposta, ma gli ho risposto con tutta onestà che preferisco morire da
cristiana che uscire dal carcere da musulmana. «Sono stata condannata perché
cristiana – gli ho detto –. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha
condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita
per Lui».
Due uomini giusti sono stati assassinati per
aver chiesto per me giustizia e libertà. Il loro destino mi tormenta il cuore.
Salman Taseer, governatore della mia regione, il Punjab, venne assassinato il
4 gennaio 2011 da un membro della sua scorta, semplicemente perché aveva
chiesto al governo che fossi rilasciata e perché si era opposto alla legge
sulla blasfemia in vigore in Pakistan. Due mesi dopo un ministro del governo
nazionale, Shahbaz Bhatti, cristiano come me, fu ucciso per lo stesso motivo.
Circondarono la sua auto e gli spararono con ferocia.
Mi chiedo quante altre persone debbano morire a
causa della giustizia. Prego in ogni momento perché Dio misericordioso illumini
il giudizio delle nostre autorità e le leggi ristabiliscano l’antica armonia
che ha sempre regnato fra persone di differenti religioni nel mio grande
Paese. Gesù, nostro Signore e Salvatore, ci ama come esseri liberi e credo che
la libertà di coscienza sia uno dei tesori più preziosi che il nostro Creatore
ci ha dato, un tesoro che dobbiamo proteggere. Ho provato una grande emozione
quando ho saputo che il Santo Padre Benedetto XVI era intervenuto a mio favore.
Dio mi permetta di vivere abbastanza per andare in pellegrinaggio fino a Roma
e, se possibile, ringraziarlo personalmente.
Penso alla mia famiglia, lo faccio in ogni
momento. Vivo con il ricordo di mio marito e dei miei figli e chiedo a Dio
misericordioso che mi permetta di tornare da loro. Amico o amica a cui scrivo,
non so se questa lettera ti giungerà mai. Ma se accadrà, ricordati che ci sono
persone nel mondo che sono perseguitate a causa della loro fede e – se puoi –
prega il Signore per noi e scrivi al presidente del Pakistan per chiedergli che
mi faccia ritornare dai miei familiari. Se leggi questa lettera, è perché Dio
lo avrà reso possibile. Lui, che è buono e giusto, ti colmi con la sua Grazia.
Asia Noreeen Bibi - Prigione di Sheikhupura,
Pakistan
per aderire
all’iniziativa, rivolgendosi, nel testo del messaggio, al presidente del
Pakistan, Asif Ali Zardari, sollecitando un intervento a favore di Asia Bibi,
inserendo i propri dati anagrafici completi.
Il giornale, raccolte lettere e firme, le trasmetterà in blocco secondo i canali diplomatici appropriati.
Il giornale, raccolte lettere e firme, le trasmetterà in blocco secondo i canali diplomatici appropriati.
articolo presso dal sito Avvenire.
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