«Chi è mio prossimo?» Commento* al Vangelo del 10 luglio 2016, XV domenica del TO

«Amo la mia vecchia Bibbia, quella che ha accompagnato metà della mia vita. Ha visto la mia gioia, è stata bagnata dalle mie lacrime: il mio inestimabile tesoro». Così Papa Francesco ha avuto a dire ai giovani mettendo in risalto l’importanza della Bibbia, ossia della Parola di Dio. La liturgia della Parola di questa domenica estiva ha al suo centro proprio l’importanza della Parola. Nella prima lettura del libro del Deuteronomio si parla di obbedienza della voce del Signore e di osservanza dei suoi decreti e dei suoi comandi contenuti nella Legge, nelle pagine della Torah, la Parola di Dio donata agli uomini perché mettendola in pratica viva. Nella pericope lucana in risposta alla domanda di un conoscitore della Legge, Gesù riporta un comandamento scritto proprio nella Torah. È dall'obbedienza della Parola che scaturisce poi, come farà notare il Maestro Gesù, l’amore per il prossimo. 
È la Parola di Dio che orienta i passi del credente, che dirige il suo peregrinare, che dona la capacità di imboccare sentieri giusti, che permette di intraprendere vie che conducono alla meta giusta. Non può esserci credente, e quindi cristiano, che non abbia familiarità con le straordinarie pagine della Sacra Scrittura. Quelle pagine che devono essere lette, meditate, incarnate nella propria storia, prese in considerazione in ogni momento della vita. Quelle pagine che devono esserci familiari in ogni evento che la vita ci riserva, in quelli gioiosi come in quelli meno gioiosi. Gesù nel Vangelo, rispondendo a quel conoscitore della Legge che voleva metterlo alla prova, subito gli dice: Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi? Come dire: Metti in pratica ciò che sta scritto nella Legge, ascolta quella Parola e vivila. 
Ecco, la Parola di Dio va vissuta. È una bussola che orienta il nostro camminare, ma è anche un pane da mangiare e condividere. La Parola va vissuta, va messa in pratica. La Legge di Dio, la sua Parola, la sua voce, non è un’altra cosa da noi, non corre su altri e alti binari, non è una scrittura aliena, ma, come il libro del Deuteronomio ci ricorda, è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore. 
Riscopriamo la bellezza di prendere tra le mani la Scrittura, confrontiamoci con le sacre pagine, familiarizziamo con i fogli divini, ritagliamoci ogni giorno uno spazio silenzioso di cinque minuti per leggerla, per meditarla e per farla propria. E così potremmo percepire quella voce soave e incisiva di Dio che ci dà una spinta in avanti e ci proietta verso la giusta meta da raggiungere. 
Bagniamo le sacre pagine delle nostre lacrime di gioia e di dolore, stropicciamone i suoi fogli a furia di consultazioni e di gira e rigira per trovarvi parole di amore e di speranza, sottolineiamo i suoi righi per imprimere nella nostra memoria ciò che in un determinato momento della vita Dio vuole che comprendiamo maggiormente. 
Soprattutto innamoriamoci delle divine pagine, viviamo una storia d’amore con la Scrittura e lasciamoci condurre dalla sua Parola per essere nel mondo e nella Chiesa annunciatori di un Dio che parla al cuore di ciascun uomo. 
Onofrio Antonio Farinola*
Sacerdote capucciono

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