Ultimi giorni della nostra Beata Madre Giuseppina Vannini. 20 e 21 febbraio 1911

La notizia dell'aggravarsi dello stato di salute della madre ripercuoteva dolorosamente in tutte le case dell'Istituto. La serenità e le parole di rassegnazione dell'inferma diventavano alta scuola di virtù per le assistenti; « nei momenti critici essa si manteneva in silenzio per non impressionare e quando parlava della morte non la desiderava meno che la vita ». Cercava di preparare le figlie al distacco e chiedeva di non tenerle celato « il pericolo e di non lasciarla morire senza il conforto della Estrema Unzione, giacché gli altri sacramenti, della Penitenza e della Eucaristia, aveva il bene di riceverli più volte la settimana ». La sofferenza la elevava; « in questo tempo abbiamo notato nella Madre una delicatezza di coscienza più scrupolosa, mentre si umiliò più d'una volta per qualche imperfezione che la sua delicatezza le faceva conoscere ». Vennero a visitarla, oltre il padre Andrioli, il Rev. do Superiore dei Padre Passionisti che conobbe nel mese di febbraio avendoci dati i santi Esercizi col quale fece la sua confessione generale per chiusura del suo cinquantesimo genetliaco. Al suo letto accorse l'antico confessore, il padre Angelo Mondini.
Il giorno 20 febbraio i medici curanti chiesero un consulto col professor Carducci, uno dei più noti cardiologi di Roma; diagnosticò: stenosi mitralica e adinamia nervosa; approvò le cure prescritte dai medici Baliva e Ronchini, ordino dieta lattea, giudicando che il gastricismo fosse in buona parte cagione dell'eccitamento cardiaco.
Il giorno 21 nella camera della Madre ebbe luogo l'accusa delle colpe, cerimonia penitenziale stabilita dalla Regola (art. 80), cui lei stessa prese parte. Raccomandò a tutte « l'esatta osservanza delle nostre sante Regole e l'attendere con impegno all'emendazione di quel difetto che in noi predomina [...]. In questi giorni il rev.mo mons. Schüller [delegato del Vicariato per i Monasteri delle religiose] per privilegio speciale concesse a qualunque sacerdote di poter celebrare nella sala adiacente alla camera della R. Madre, per cui la suddetta ebbe più volte la soddisfazione di ascoltare la Santa Messa e ricevere la comunione.»
[...] Si avvicinava la fine. Dal mese di febbraio « le nottate furono sempre più scabrose e il peggioramento si era fatto troppo manifesto sicché il dottore vide il pericolo prossimo di perderla». Il 21 ricevette i sacramenti del Viatico e dell'Olio degli Infermi; « nei momenti liberi la nostra carissima Madre non faceva che pregare e si raccomandava alle preghiere delle sue figlie» [Testimonianza di Suor Camilla Moggio]
Bruno Brazzarola, Madre Giuseppina Vannini Fondatrice delle Figlie di San Camillo (1859 - 1911) pp. 296 - 298

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