Dal opuscolo Testimone d'Amore Sr. Gabriella Marzio
Volontà missionaria
pag. 9 - 10
Nel
1866 il Veneto fu annesso al Regno d’Italia, ma venne applicata la legge
italiana della soppressione degli Ordini religiosi. Vani furono i tentativi dei
Camilliani per impedire il varo di questa legge per un Istituto di pubblica utilità.
A S. Giuliano, dove si trovava p. Tezza, il 1° luglio 1867 si presentò la
polizia che ordinò ai religiosi lo sgombero immediato e totale dell’abitazione,
provocando così la dispersione della comunità. P. Tezza trovò rifugiò con il
gruppo dei giovani formandi in una villa di persone amiche, in attesa di nuovi
sviluppi.
Nel frattempo il Vescovo di Verona, Mons. Luigi Marchese Di Canossa
gli propose la possibilità di affiancarsi ad un’impresa missionaria che da
qualche anno Daniele Comboni stava organizzando.
P. Tezza, che da tempo
coltivava il desiderio missionario, accolse volentieri l’idea di partire per
l’Africa insieme ad altri suoi tre confratelli. Ma i Superiori maggiori
manifestarono il loro dissenso. Non ritenevano i tempi ancora maturi per tale
impegno.
Il Vescovo di Verona ottenne per gli aspiranti missionari un rescritto
pontificio di esclaustrazione che, se accettato, poneva alle sue dirette
dipendenze i quattro religiosi. P. Tezza, che non si attendeva una decisione
così rapida e drastica, a differenza degli altri tre confratelli rifiutò di
partire senza il consenso dei propri Superiori, nonostante il sincero desiderio
di recarsi in missione; intendeva restare camilliano a tutti gli effetti,
obbediente al suo ordine religioso.
Ebbe colloqui chiarificatori con il suo
padre spirituale p. Artini; con forza ed umiltà
accettò le critiche e gli insulti degli altri pur di restare fedele alla
sua originaria vocazione. Disse: «Non è e non sarà mai ch'io voglia muovere un
passo fuori della volontà di Dio».
Significativa una sua frase detta in quei
momenti di agitazione: «Prima camilliano
e poi Camilliano missionario».
Restò a Verona, accanto all’Artini, a
collaborare con lui per attraversare la situazione perturbata dalle leggi
soppressive e mantenere unita, coraggiosa e fidente quella provincia religiosa.
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