MISERICORDIOSA PAZIENZA Commento al Vangelo del 6 marzo 2016, quarta domenica di Quaresima

Onofrio Antonio Farinola*
In questa quarta domenica di Quaresima, domenica in laetare, ci troviamo di fronte ad uno dei racconti più belli dei Vangeli, una delle parabole più sorprendenti che Gesù abbia mai raccontato. In questo particolare anno liturgico il racconto evangelico s’inserisce nella grande cornice del Giubileo Straordinario della Misericordia. Si tratta, infatti, della parabola del figliol prodigo o, meglio, se diciamo del padre misericordioso. Il Maestro di Nazareth in questo suo riuscito racconto che cattura l’attenzione dei suoi interlocutori, affronta infatti il tema della misericordia di Dio. Mai come oggi la Chiesa ha la possibilità di soffermarsi maggiormente e in modo approfondito a riflettere su questa verità di fede. Papa Francesco con tutta ragione sostiene che “la misericordia è la carta d’identità del nostro Dio”.
E ancora: “Dio sarà per sempre nella storia dell'umanità come Colui che è presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso”. E noi possiamo aggiungere paziente. Si, la misericordia di Dio è una misericordia paziente, che sa attendere. È ciò che emerge dalla parabola di Luca dove vediamo un padre seduto sull'uscio della porta di casa in attesa che il figlio minore torni. Non si tratta di un'attesa angosciante, disperata, noiosa, ma vitale, dinamica. L'attesa cristiana non è mai inerte, ma capacità di speranza. Ce lo ricorda il nostro carissimo don Tonino: “Attendere, ovvero sperimentare il gusto di vivere. Hanno detto addirittura che la santità di una persona si commisura dallo spessore delle sue attese”. Quel padre che attendeva il ritorno del figlio è l’immagine di Dio che attende ciascuno di noi. È un Dio paziente con noi, un Padre che non si dà sonno per aspettarci sull'uscio del suo cuore perché possiamo sperimentare il suo forte abbraccio. 
Il termine pazienza deriva dalla radice latina patire, e quindi soffrire. La pazienza equivale alla capacità di soffrire per amore degli altri, attendendo il loro possibile ritorno. È il ritorno alla vita. 
Dio che è paziente è un Dio che soffre per il nostro allontanamento e desidera il ritorno alla vita, così come è stato per il giovane figlio fuggito con tutti i suoi averi e poi ritornato a casa. È stato un vero ritorno alla vita. Per questo il padre esclama: “Mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Si tratta di una pazienza intrisa di speranza, quella speranza realizzata con il ritorno del figlio. 
Oggi il tema dell'attesa merita di essere approfondito. Forse non si è più capaci di attendere, perdiamo subito la pazienza, non proviamo più gusto di abbracciare, non riusciamo più a tollerare. Siamo imprigionati nella frenesia del “tutto e subito”, ingabbiati nella rete dell'insopportabile, trincerati con doppie serrature nelle nostre abitazioni senza permettere che gli altri ci infastidiscano. Non desideriamo attendere più nessuno, siamo troppo impegnati, la presenza degli altri provocano solo fastidio, è una presenza ingombrante. 
Riscopriamo la bellezza dell'attesa; sediamoci ancora sull'uscio delle nostre abitazioni interiori per attendere il fratello che passa e accoglierlo nella nostra vita e insieme far festa; esercitiamoci nel saper abbracciare quando vediamo arrivare il prossimo incontro a noi; impariamo pure a saper correre incontro agli altri prima ancora che ci raggiungano; spalanchiamo le porte dei nostri cuori; esercitiamoci nell'arte della speranza; viviamo la misericordia paziente. E sarà gioia piena per la nostra vita! 
* Sacerdote Cappuccino.











Presso dal Sito: http://www.dontoninovescovo.it/content_/zoom.asp?titolo=MISERICORDIOSA-PAZIENZA&id_news=801&lan=ita


Commenti