«I tuoi peccati ti sono perdonati» Commento al Vangelo, XI domenica del tempo ordinario

La liturgia della Parola di questa domenica si inserisce perfettamente nel contesto dell’anno giubilare in corso. La Parola oggi è intrisa di misericordia e cosparge tutta la liturgia di quel profumo che fu versato ai piedi di Gesù dalla donna di cui narra il Vangelo di Luca. 
Ogni volta che viviamo la liturgia eucaristica noi siamo come quella donna che viene messa al centro dell’attenzione del buon Maestro di Nazareth. Ogni liturgia dell’Eucarestia, dopo il saluto del celebrante, viene introdotta dall’atto penitenziale. L’incontro con il Signore può avvenire se nel cuore del credente aleggia lo spirito dell’umiltà. Ciò che realmente impedisce un incontro vitale con il Signore è l’orgoglio umano, la prepotenza, l’egocentrismo, il sentirsi sempre giusto, la vanagloria, la superbia. 
La donna di cui parla il Vangelo odierno vive una vera e propria liturgia penitenziale, una liturgia che le permetterà di vivere allo stesso tempo una vera liturgia eucaristica che abbraccia non solo l’arco di quel momento dell’incontro ma tutta la sua esistenza. Non per questo Gesù le dirà: "La tua fede ti ha salvata, va’ in pace". 
Ogni Eucarestia presuppone un atto penitenziale che mira a risollevare l’uomo dal suo innato peccato, e non a prostrarlo ancora di più nella melma della miseria umana. Il contesto evangelico in cui si inserisce il racconto di oggi è quello di un banchetto. È il banchetto degli imperfetti, dei peccatori, di chi necessita di più misericordia. Il banchetto eucaristico che celebriamo ogni domenica è la tavola degli imperfetti che siamo noi. Un banchetto che ci porta alla purificazione del cuore, al risollevamento della nostra persona, all’armonia della coscienza, alla pace interiore che permettono di vivere un rapporto ravvicinato e sereno con il Signore. 
L’Eucarestia domenicale è il luogo per eccellenza della misericordia. Quella misericordia che Dio dona in Gesù Cristo e che pervade il nostro essere, tanto da donarci quella salvezza che ci fa proseguire in pace la nostra esistenza. 

L’atto penitenziale deve essere un atteggiamento da vivere spesso, quotidianamente per poter celebrare in pienezza l’incontro con il Signore. Non si tratta di auto flagellarsi, quanto di riconoscere le nostre miserie umane, i nostri errori, le nostre mancanze, le debolezze che a volte prendono il sopravvento. Non dobbiamo aver paura del nostro peccato. Dobbiamo solo avere l’umiltà e il coraggio di riconoscerlo e di offrirlo al Signore, il quale lo trasformerà in grazia. 
Come la donna del Vangelo, anche noi dobbiamo offrire le nostre miserie a Dio con le nostre lacrime, con il nostro pentimento. Ma anche con la nostra dolcezza. Quella anonima donna del Vangelo di Luca non solo ha bagnato i piedi di Gesù con le sue lacrime, ma li ha anche asciugati con i propri capelli e li ha cosparsi di un buon profumo. Questo è fondamentalmente l’atto penitenziale. Bagnare Gesù con i nostri peccati mentre lo accarezziamo con il profumo della nostra vita. Questo gesto ci permetterà di rialzarci. 
Gesù ama essere bagnato dei nostri peccati per ridonarci la dignità perduta; si fa carico delle nostre miserie per risollevarci da una condizione di schiavitù in cui ci obbliga lo stesso peccato; prende i nostri peccati per schiacciarli con i suoi piedi e cancellare ciò che oscurava il nostro cuore. 
Onofrio Antonio Farinola*
Sacerdote cappuccino

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