«Uno dì tornando santo Francesco dalla selva e dalla orazione, e sendo allo uscire della selva, il detto frate Masseo volle provare sì com’egli fusse umile, e fecieglisi incontra, e quasi proverbiando disse: "Perché a te, perché a te, perché a te?". Santo Francesco risponde: "Che è quello che tu vuoi dire?". Disse frate Masseo: "Dico, perché a te tutto il mondo viene direto, e ogni persona pare che desideri di vederti e d’udirti e d’ubbidirti? Tu non sé bello uomo del corpo, tu non sé di grande scienza, tu non sé nobile onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?", udendo questo santo Francesco, tutto rallegrato in spirito […], si rivolse a frate Masseo e disse: "Vuoi sapere perché a me? Vuoi sapere perché a me? Vuoi sapere perché a me tutto ‘l mondo mi venga dietro? Questo io ho imperciò che gli occhi santissimi di Dio non hanno veduto fra li peccatori nessuno più vile, né più insufficiente, né più grande peccatore di me"» (Fonti Francescane cap. X).
Questo straordinario e pittoresco racconto dei “Fioretti di san Francesco” altro non è che un elogio dell’umiltà del santo di Assisi e ci serve per introdurre la nostra riflessione domenicale. E la liturgia della Parola di questa domenica può intitolarsi “L’elogio della santa umiltà”. Ciò che il sommo Poeta ebbe a dire di Francesco, dovrebbe potersi dire di ogni cristiano. Cosa disse Dante Alighieri? Che Francesco è stato un grande per il suo “essersi fatto pusillo”, cioè per la sua umiltà. La Parola di questa domenica fa un trattato della santa umiltà. “Cercate l’umiltà” ci dice il profeta Sofonia nella prima lettura. E san Paolo nella prima lettera alla comunità di Corinto: «quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio».
E poi abbiamo la straordinaria pagina del capitolo 5 di Matteo. È un proclama di Gesù, il programma della fede, uno statuto per una vita coerente. Si tratta delle beatitudini. Le beatitudini proclamate da Gesù sono un inno all'umiltà, descrivono una persona umile. Cosa è l’umiltà? La parola humus da cui deriva umiltà significa “livello del terreno”, ossia qualcosa di molto basso, qualcosa “terra terra”, di profondo, o meglio di sprofondato. La parola “uomo” deriva da humus. Quindi l’uomo è allo stesso livello della terra. Non lasciamoci ingannare però dal significato. Il “livello del terreno” è la fonte della vita, da dove nasce un fiore, un albero, il mondo vegetale. Ha quindi un’accezione positiva, generativa, fondante, creativa. L’uomo non è “terra terra”, ovvero insignificante, ma è generato dalla terra, è il frutto della terra, è il fiore più bello della terra, è l’albero della vita che sgorga dalla terra. Dunque, ci chiediamo ora, chi è l’umile? L’uomo umile è colui che riconosce l’origine della sua esistenza. È l’uomo riconoscente del dono della vita ricevuta. «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,46-47). Così intona la Vergine di Nazareth incontrando Elisabetta dopo l’annuncio dell’angelo. Maria esulta in Dio, riconoscendo il dono ricevuto da Lui. L’origine della vita che è in lei non è frutto dei suoi sforzi umani ma della grazia di Dio. E Maria riconosce questo. L’atteggiamento del riconoscimento è ciò che contraddistingue l’umile. L’uomo umile riconosce in sostanza che la radice della sua vita non sta in se stesso ma in Dio, nel totalmente Altro e ripone la sua fiducia in Lui. Il contrario di umiltà è orgoglio, egocentrismo. Francesco d’Assisi modulò un inno sulle stesse note del cantico del magnificat di Maria di Nazareth: «Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfane, et nullu homo ène dignu Te mentovare».
Solo al Signore si addicono le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione. Solo Dio è l’autore della vita. Solo Lui è il creatore del tempo e della storia. Solo il Padre è l’origine dell’universo. Sono questi i pensieri che costellano la mente dell’uomo umile, del credente che fa dell’umiltà uno stile di vita. L’umiltà è l’antidoto per una vita beata, è il fondamento di ogni altra beatitudine proclamata da Gesù. È per questo che la prima beatitudine elogia “i poveri in spirito”, ossia coloro che non confidano in se stessi, nelle proprie forze, ma che riconoscono che la propria forza è dono gratuito di un Altro, che la vita è espressione dell’amore infinito dell’Eterno, che la bellezza della natura è il canto di lode dell’Amore. È sulla prima beatitudine che si fondano i restanti proclami.
Padre Onofrio Antonio Farinola
Questo straordinario e pittoresco racconto dei “Fioretti di san Francesco” altro non è che un elogio dell’umiltà del santo di Assisi e ci serve per introdurre la nostra riflessione domenicale. E la liturgia della Parola di questa domenica può intitolarsi “L’elogio della santa umiltà”. Ciò che il sommo Poeta ebbe a dire di Francesco, dovrebbe potersi dire di ogni cristiano. Cosa disse Dante Alighieri? Che Francesco è stato un grande per il suo “essersi fatto pusillo”, cioè per la sua umiltà. La Parola di questa domenica fa un trattato della santa umiltà. “Cercate l’umiltà” ci dice il profeta Sofonia nella prima lettura. E san Paolo nella prima lettera alla comunità di Corinto: «quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio».
E poi abbiamo la straordinaria pagina del capitolo 5 di Matteo. È un proclama di Gesù, il programma della fede, uno statuto per una vita coerente. Si tratta delle beatitudini. Le beatitudini proclamate da Gesù sono un inno all'umiltà, descrivono una persona umile. Cosa è l’umiltà? La parola humus da cui deriva umiltà significa “livello del terreno”, ossia qualcosa di molto basso, qualcosa “terra terra”, di profondo, o meglio di sprofondato. La parola “uomo” deriva da humus. Quindi l’uomo è allo stesso livello della terra. Non lasciamoci ingannare però dal significato. Il “livello del terreno” è la fonte della vita, da dove nasce un fiore, un albero, il mondo vegetale. Ha quindi un’accezione positiva, generativa, fondante, creativa. L’uomo non è “terra terra”, ovvero insignificante, ma è generato dalla terra, è il frutto della terra, è il fiore più bello della terra, è l’albero della vita che sgorga dalla terra. Dunque, ci chiediamo ora, chi è l’umile? L’uomo umile è colui che riconosce l’origine della sua esistenza. È l’uomo riconoscente del dono della vita ricevuta. «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,46-47). Così intona la Vergine di Nazareth incontrando Elisabetta dopo l’annuncio dell’angelo. Maria esulta in Dio, riconoscendo il dono ricevuto da Lui. L’origine della vita che è in lei non è frutto dei suoi sforzi umani ma della grazia di Dio. E Maria riconosce questo. L’atteggiamento del riconoscimento è ciò che contraddistingue l’umile. L’uomo umile riconosce in sostanza che la radice della sua vita non sta in se stesso ma in Dio, nel totalmente Altro e ripone la sua fiducia in Lui. Il contrario di umiltà è orgoglio, egocentrismo. Francesco d’Assisi modulò un inno sulle stesse note del cantico del magnificat di Maria di Nazareth: «Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfane, et nullu homo ène dignu Te mentovare».
Solo al Signore si addicono le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione. Solo Dio è l’autore della vita. Solo Lui è il creatore del tempo e della storia. Solo il Padre è l’origine dell’universo. Sono questi i pensieri che costellano la mente dell’uomo umile, del credente che fa dell’umiltà uno stile di vita. L’umiltà è l’antidoto per una vita beata, è il fondamento di ogni altra beatitudine proclamata da Gesù. È per questo che la prima beatitudine elogia “i poveri in spirito”, ossia coloro che non confidano in se stessi, nelle proprie forze, ma che riconoscono che la propria forza è dono gratuito di un Altro, che la vita è espressione dell’amore infinito dell’Eterno, che la bellezza della natura è il canto di lode dell’Amore. È sulla prima beatitudine che si fondano i restanti proclami.
Padre Onofrio Antonio Farinola
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