«Le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce». Nella cosiddetta domenica del Buon Pastore, la Chiesa ci fa ascoltare queste battute del Vangelo giovanneo dove siamo chiamati a riflettere sulla relazione Pastore-pecore, ovvero Cristo Gesù-discepolo. Il discepolo è letteralmente uno che pende dalle labbra del suo maestro, lo ascolta in profondità, resta affascinato dalla sua retorica e dalla sua dialettica, desidera imitarlo nella sua erudita conoscenza, è persuaso dalle sue argomentazioni. Per dirla con il Vangelo, conosce la sua voce. In una pagina del Vangelo di Marco si precisano i motivi fondanti e fondamentali della chiamata dei discepoli da parte di Gesù: «Li chiamò perché stessero con lui e per mandarli a predicare» (Mc 3,14).
Perché stessero con lui. Perché imparassero ad ascoltare la sua voce, a decifrare il suo messaggio e a farlo proprio. Il primo pilastro per un discepolato autentico e stabile è l’ascolto della voce del proprio maestro, imparare a riconoscere la sua voce e il suo messaggio pur tra tante assordanti voci. In una sola battuta: è la conoscenza vera della persona del proprio maestro. Dunque, una conoscenza fondata sull'ascolto. Mediante quell'ascolto il discepolo impara volta per volta a riconoscere il suo maestro. Stare con Gesù vuol dire mettersi in ascolto della sua voce per recepire il messaggio di Dio. E allora ci chiediamo: quanto conosco la voce del Signore?
Riesco a riconoscere la voce del mio maestro Gesù di Nazareth pur tra le mille voci che assalgono il mio udito del cuore? Quanto mi metto in ascolto di questa voce che mi trasmette la parola di vita eterna?
Ma nella pericope evangelica Gesù specifica anche: «Io sono la porta». Egli è la porta che ci introduce nell'ascolto della parola di Dio. Perché la sua parola è la parola del Padre: «Ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). Cristo Gesù è il Buon Pastore perché è il Maestro che ci introduce nella vita di Dio per mezzo dell’ascolto della sua voce e della sua Parola. Nell'ascolto della voce di Gesù noi siamo introdotti nell'infinito ovile della grazia del Padre. Ci chiediamo ancora: per quale porta entro per ascoltare la voce del Signore? Quale soglia varco per vivere una intima relazione con il Padre? Riesco a vedere nel Maestro Gesù la porta che mi conduce nello spazioso ovile di Dio?
«Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna» (Gv 5,24). Ascoltando la parola di Gesù è già entrare nella vita eterna, ossia a far parte della famiglia di Dio. Quella famiglia che secondo la terminologia evangelica si configura come gregge o come ovile. «E ancora: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). È come dire: Io sono la porta attraverso la quale puoi vivere il contatto con Dio. In che modo possiamo varcare questa porta? Ascoltando la parola di Gesù. Gesù, dunque, si configura come voce e come porta. Senza l’ascolto della sua parola non si riuscirebbe a varcare la porta.
In questa domenica desideriamo pregare in modo particolare per ogni sacerdote, perché ad immagine di Gesù, il buon Maestro, sia una voce affascinante e coinvolgente che appassioni ogni cuore e lo introduca nel grande mistero di amore del Padre.
Padre Onofrio Antonio Farinola
sacerdote cappuccino
Perché stessero con lui. Perché imparassero ad ascoltare la sua voce, a decifrare il suo messaggio e a farlo proprio. Il primo pilastro per un discepolato autentico e stabile è l’ascolto della voce del proprio maestro, imparare a riconoscere la sua voce e il suo messaggio pur tra tante assordanti voci. In una sola battuta: è la conoscenza vera della persona del proprio maestro. Dunque, una conoscenza fondata sull'ascolto. Mediante quell'ascolto il discepolo impara volta per volta a riconoscere il suo maestro. Stare con Gesù vuol dire mettersi in ascolto della sua voce per recepire il messaggio di Dio. E allora ci chiediamo: quanto conosco la voce del Signore?
Riesco a riconoscere la voce del mio maestro Gesù di Nazareth pur tra le mille voci che assalgono il mio udito del cuore? Quanto mi metto in ascolto di questa voce che mi trasmette la parola di vita eterna?
Ma nella pericope evangelica Gesù specifica anche: «Io sono la porta». Egli è la porta che ci introduce nell'ascolto della parola di Dio. Perché la sua parola è la parola del Padre: «Ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). Cristo Gesù è il Buon Pastore perché è il Maestro che ci introduce nella vita di Dio per mezzo dell’ascolto della sua voce e della sua Parola. Nell'ascolto della voce di Gesù noi siamo introdotti nell'infinito ovile della grazia del Padre. Ci chiediamo ancora: per quale porta entro per ascoltare la voce del Signore? Quale soglia varco per vivere una intima relazione con il Padre? Riesco a vedere nel Maestro Gesù la porta che mi conduce nello spazioso ovile di Dio?
«Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna» (Gv 5,24). Ascoltando la parola di Gesù è già entrare nella vita eterna, ossia a far parte della famiglia di Dio. Quella famiglia che secondo la terminologia evangelica si configura come gregge o come ovile. «E ancora: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). È come dire: Io sono la porta attraverso la quale puoi vivere il contatto con Dio. In che modo possiamo varcare questa porta? Ascoltando la parola di Gesù. Gesù, dunque, si configura come voce e come porta. Senza l’ascolto della sua parola non si riuscirebbe a varcare la porta.
In questa domenica desideriamo pregare in modo particolare per ogni sacerdote, perché ad immagine di Gesù, il buon Maestro, sia una voce affascinante e coinvolgente che appassioni ogni cuore e lo introduca nel grande mistero di amore del Padre.
Padre Onofrio Antonio Farinola
sacerdote cappuccino
Commenti
Posta un commento