Ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare. Commento al Vangelo del 22 ottobre 2017, XXIX domenica del T.O.

Il tema è scottante! Oggi il Vangelo ci presenta un racconto in cui si mette in evidenza una certa tensione tra Gesù e i farisei del tempo in cui tentano di far cadere nella trappola lo stesso Gesù. Il Vangelo di Matteo è chiaro nell'esprimere le intenzioni dei farisei: “Tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi”. E allora gli pongono una questione politico-sociale. È chiaro che quegli uomini desiderano capire se Gesù sia in grado di conciliare la questione religiosa, o spirituale, con quella politica e sociale. È come dire: facci capire, come possono andare insieme le due cose? Per cui la domanda: “È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?”. Ma Gesù non si scompone più di tanto. Ad ognuno spetta il suo ruolo e il suo tributo. È necessario nella vita saper fare un serio discernimento per poter dare a ciascuno la sua giusta ed equilibrata parte. Dio non chiede di sottrarsi alle responsabilità sociali, politiche ed economiche. Anzi, Dio chiede di saper vivere queste realtà concrete che regolano la vita comunitaria della società in modo equilibrato ed equo. Il credente non è chiamato a vivere fuori dal tempo e dalla storia. È anzi chiamato ad essere lievito che fermenta nella società, “sale e luce della terra” (Luca 5,13-14). 
Il credente è chiamato a vivere in questo mondo avendo innanzi a sé il senso della sua chiamata con quelle parole del profeta Isaia che Gesù fece sue: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4,18). 
La politica, l’economia, ogni tipo di responsabilità sociale e professionale per il credente, che sia un cattolico o un musulmano sempre credente è, non diventa una forma di potere ma espressione di servizio perché la società non si decomponga (ecco il senso dell’invito di Gesù: “Voi siete il sale della terra”), ma si respiri sempre più il clima comunitario. Senza cadere in enunciazioni moralistiche, è necessario però oggi che i credenti aiutino la politica, l’economia e ogni ambito sociale a non decomporsi maggiormente. Una decomposizione politica e finanziaria degenera a sua volta in una decomposizione sociale, per cui si favoriscono sistemi di corruzione, di illegalità, di immoralità, di ingiustizia, di disuguaglianza, di omertà. 
Ogni credente che si inserisce in un qualsiasi ambito sociale, deve sentir in cuor suo ancora più grave la responsabilità di fede e alimentare con maggiore convinzione e passione la sua testimonianza di onestà e di retta moralità, di giustizia e di legalità, di interessamento per le classi più svantaggiate e di attenzione premurosa verso le categorie di persone meno abbienti. Il Signore non chiede di tenersi fuori da ogni responsabilità ma che queste responsabilità vengano vissute in maniera coerente con la propria fede, sapendo distinguere allo stesso tempo “ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare”, senza fare anche ciò che è Dio tutto di Cesare. 
Don Onofrio Farinola


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