Brescia: la casa di cura San Camillo festeggia il Santo protettore dei malati

Il giorno 14 luglio le sorelle della casa di Cura San Camillo, hanno festeggiato il Grande Eroe della Carità. La Solenne celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal Vescovo Sua Eccellenza Monsignor Pierantonio Tremolada con numerosi sacerdoti concelebranti.


«Fin da bambino mi incuriosiva molto il significato della croce rossa che portano sul petto le camilliane. Mi sono sempre chiesto il perché e cosa volesse rappresentare, ne ero affascinato e a momenti anche impressionato. Una volta cresciuto mi sono documentato ed ho scoperto la sofferente e poco lineare vita di San Camillo». Con queste parole si apre l’omelia della Santa Messa officiata dal vescovo di Brescia monsignor Pierantonio Tremolada nella cappella della Casa di Cura San Camillo di via Turati. 




Da tempo una visita attesa con speranza dai pazienti e dai loro familiari ma anche dal personale sanitario e da alcuni cittadini.



Una semplice giornata di festa, in onore alla persona di San Camillo de Lellis, protettore dei malati, dei sofferenti, degli operatori sanitari e di tutti i luoghi di cura, si è trasformata in un momento ancor più intenso e speciale. «Gli infermi sono pupilla e cuore di Dio e quello che fate a questi poverelli infermi è fatto a Dio stesso», recitava il Santo che all’età di 25 anni, dopo un periodo di eccessi e sbandamenti, decise di avvicinarsi ai malati restando al loro fianco per l’intera vita e istituendo l’ordine dei camilliani nel 1582. Solo 200 anni dopo venne fondata la congregazione femminile, contraddistinta dallo scapolare decorato con la croce color tané e dalla loro peculiare vitalità. 


Arriva al piazzale il vescovo di Brescia Monsignor Pierantonio Tremolada, 
ricevuto dalla Superiora e sorelle!  







«Il carisma delle Figlie di San Camillo contaminano ognuno di noi nella testimonianza di un grande uomo che ci ha permesso di vedere la malattia come un’esperienza e non più come una condanna - riafferma il vescovo -. Affinché la malattia non venga vissuta come una condanna ma come un’occasione per rinnovare la fiducia in Dio si deve accogliere il malato, a lui devono essere rivolte attenzioni, cura e amore. Non lasciatelo solo perché ha bisogno di affidarsi a Dio ma anche a volti umani, a persone che gli diano speranza, che amino e a loro volta vengano amati. Il segreto della vita può restare intatto anche con la malattia ma allo stesso tempo la vita può essere oscurata nonostante la salute sia perfetta». 
E ribadisce, ricordando la preghiera dedicata a San Camillo come «ogni malato debba vivere l’esperienza della malattia con speranza, serenità ed ospitalità trovando sempre qualcuno che lo accolga; che nutra attenzioni nei suoi confronti e che sia testimonianza della tenerezza e rinnovo di fede». 

















La cerimonia della Messa è stata seguita dall’ormai tradizionale taglio della torta «ma questa volta con un ospite inconsueto», come sottolinea la madre Superiore suor Giosia impegnata quotidianamente nella cura dei più deboli. 
[Un incontro fraterno dove il Vescovo è stato contentissimo di aver conosciuto le sorelle e che ci ha incoraggiato a continuare sulle orme del Santo della carità]

Una casa di cura che può contare 136 posti letto (130 dei quali accreditati) e che - come illustra Rocco Quattrocchi, direttore sanitario della struttura - «rivolge particolare attenzione al lato umano dell’assistenza accogliendo i malati nell’amore proprio come invitava San Camillo». 






Foto FSC

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