28 Febbraio 2019: Messa dei funerali di Suor Ancilla di Lanzo

“Eccomi sono l’ancella del Signore. Si compia in me la tua volontà.”  

La frase della Vergine Maria che accompagnò l’intera esistenza della nostra cara Suor Ancilla.

Una vocazione, quella di Suor Ancilla di Lanzo, nata nel contesto di una famiglia cristiana, che ha dato alla luce numerosi figli tra i quali Padre Alessandro sacerdote camilliano, Suor Silvia, Suor Chiara e Suor Ancilla  tre sorelle  Figlie di S. Camillo e Suor Fillippina un’altra sorella che faceva parte delle Ministre degli infermi. 
Cinque vocazioni camilliane dalla stessa famiglia. Una famiglia benedetta da Dio, contrassegnata dal carisma di S. Camillo De Lellis, lo zelo per servire Dio negli ammalati.

Matilde di Lanzo la futura Sr. Ancilla era nata a Bucchianico il 25 dicembre 1923. L’ultima di 11 figli. Con l’ ardente desiderio di consacrarsi a Dio entrò nel noviziato proprio in questa casa di Torpignattara, completato il periodo della formazione, ha emesso i primi voti  il 18 luglio 1943. 

E quindi 95 anni di età e 75 anni della vita religiosa. La sua attività apostolica abbraccia i diversi servizi come il responsabile della sala operatoria, della chirurgia e della medicina donne,  svolti nei  diversi luoghi dal nord al sud come ad Acireale, Mesagne, Treviso,  Taormina, Rieti e Roma. 
Una suora, semplice,  amata e stimata, ben voluta per la sua bontà, disponibilità e soprattutto il buon umore.  
Era una di quelle suore che nessuno vorrebbe perdere.

Qui a Roma è ricordata da tante persone come la “Suora della medicazione”. Medicava non solo le ferite esteriori ma come il buon samaritano, versava  l’olio di tenerezza sulle ferite soprattutto quelle interiori. Con le parole profonde  leniva le sofferenze che uno portava dentro di sé, aiutava le persone a ricostruire le relazioni interrotte, e più di tutto con le sue preghiere e i suoi esempi riportava le anime lontane da Dio al suo Creatore. 

Suor Ancilla era una donna dai legami saldi. È stata capace di creare legami costruttivi, tra noi sorelle prima di tutto, e anche con il personale e i loro famigliari.  
Sapeva benissimo stare a tutti. Era anziana fra gli anziani, giovane fra i giovani, bambina fra i bambini così come S. Paolo nella lettera ai Corinzi dice: “Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro”. 

Infatti, per questo che Ospedale la ricorderà a lungo. La sua vita di semplicità e di disponibilità sia richiamo per tutti noi a prendersi cura della vita degli altri, soprattutto quella dei più deboli.

In comunità abbiamo avuto modo di toccare con mani le tre virtù principali di Suor Ancilla: La fedeltà, la laboriosità e la gioia.

La fedeltà al Signore soprattutto con una fede umile e concreta, la puntualità, la partecipazione attiva nelle preghiere e negli atti comunitari anche in età avanzata. 

La Laboriosità – aveva sempre da fare qualcosa. Mettere in ordine, aiutare nelle faccende di casa, intuire i bisogni degli altri e andare in contro. Non perdeva mai il tempo. Diceva sempre “il tempo una volta perso non si torna indietro, e quindi attenzione a usare bene il tempo”. Lei stessa si limitava all’essenziale per guadagnare il tempo per fare il bene agli altri. 

La gioia – Nonostante  i suoi momenti di turbolenza e sofferenza, trasmetteva a chi le stava accanto un senso di umore e serenità. Era sollecita a chiedere perdono quando si sentiva in colpa. Non andava mai al letto con il rancore nel cuore. 
Aveva uno spirito gioviale e condivideva negli scherzi per far contenti agli altri. La sua gioia dipendeva dalla gioia degli altri. Parlava il giusto necessario, avendo fatto suo l’invito del maestro: “Sia il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno.


Un’ultima cosa da precisare era il suo fervore e lo zelo per le vocazioni, soprattutto quelle italiane. 

Soffriva immensamente, e piangeva al pensiero della mancanza delle vocazioni in Italia. Offriva tutta se stessa e pregava ogni giorno perché il Signore mandasse operai alla sua vigna.

Infatti confidava sempre alla nostra Madre Generale che appena una postulante fosse entrata nell’Istituto lei sarebbe stata pronta per volare in Cielo, infatti il Signore ha accolto il suo desiderio e il giorno 23 febbraio lo scorso sabato, giorno della nascita al cielo della nostra Madre Fondatrice è entrata Eleonora la postulante italiana dopo tanti anni di aridità. 
E cosi sono realizzate le sue parole “La divina Provvidenza non ci abbandona”.

Le nostre sorelle presenti che hanno conosciuto abbastanza  Suor Ancilla dicono semplicemente, che il nostro Istituto e in particolare quest’Ospedale a lei cosi caro ha un angelo in più in paradiso. 

Si cara Suor Ancilla. Grazie per quello che sei stata per ciascuna di noi. 
Ci mancherai davvero tanto, però abbiamo la certezza che la tua missione non finisce qua, è solo l’inizio. 

Intercedi per noi, pensaci davanti al cospetto di Dio e sia il seme di nuove vocazioni in Italia e in tutto il mondo. Le diciamo insieme ai nostri beati Fondatori  “Arrivederci in Cielo, figlia dilettissima”

Arrivederci!



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