«Suonate il corno, proclamate un solenne digiuno» (Gl 2,15),
dice il profeta nella prima Lettura. La Quaresima si apre con un suono
stridente, quello di un corno che non accarezza le orecchie, ma bandisce
un digiuno. È un suono forte, che vuole rallentare la nostra vita che
va sempre di corsa, ma spesso non sa bene dove. È un richiamo a fermarsi
- un “fermati!” -, ad andare all’essenziale, a digiunare dal superfluo
che distrae. È una sveglia per l’anima.
Al suono di questa sveglia si accompagna il messaggio che il Signore
trasmette per bocca del profeta, un messaggio breve e accorato:
«Ritornate a me» (v. 12). Ritornare. Se dobbiamo ritornare, vuol dire
che siamo andati altrove. La Quaresima è il tempo per ritrovare la rotta della vita.
Perché nel percorso della vita, come in ogni cammino, ciò che davvero
conta è non perdere di vista la meta. Quando invece nel viaggio quel che
interessa è guardare il paesaggio o fermarsi a mangiare, non si va
lontano. Ognuno di noi può chiedersi: nel cammino della vita, cerco la
rotta? O mi accontento di vivere alla giornata, pensando solo a star
bene, a risolvere qualche problema e a divertirmi un po’? Qual è la
rotta? Forse la ricerca della salute, che tanti oggi dicono venire prima
di tutto ma che prima o poi passerà? Forse i beni e il benessere? Ma
non siamo al mondo per questo. Ritornate a me, dice il Signore. A me. È il Signore la meta del nostro viaggio nel mondo. La rotta va impostata su di Lui.
Per ritrovare la rotta, oggi ci è offerto un segno: cenere in testa. È
un segno che ci fa pensare a che cosa abbiamo in testa. I nostri
pensieri inseguono spesso cose passeggere, che vanno e vengono. Il lieve
strato di cenere che riceveremo è per dirci, con delicatezza e verità:
di tante cose che hai per la testa, dietro cui ogni giorno corri e ti
affanni, non resterà nulla. Per quanto ti affatichi, dalla vita non
porterai con te alcuna ricchezza....
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