Meditazione Novena di Natale Settima Meditazione: IL BUE

Settima Meditazione: IL BUE 

       Sorelle carissime, per questi 3 ultimi giorni, partendo da una riflessione di A. Pronzato, vi propongo meditazione su qualche personaggio del presepe. 
Scrive Papa Francesco: “Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui.” Iniziamo oggi con il BUE.
      “Gesù, mi riconosco nel bue del presepe, e voglio stare accanto a Te. In silenzio. Mi accontento di pregare con gli occhi. Mi basta guardarti, Signore. Sapere che ci sei e mi vedi. La mia stanchezza, al termine di questa giornata faticosa, ti dice già tutto. E così pure i lividi che spesso mi ritrovo sulla pelle (e anche più sotto). Le parole, quando si è lavorato per Te e con Te, non servono più. Domani sarò di nuovo in piedi, pronto ad addossarmi il solito carico. Sarà una giornata uguale a tante altre, eppure diversa, nuova. Il terreno da arare è aspro, con una crosta dura, resistente, impenetrabile. Talvolta ho l'impressione di dover tagliare le pietre. Eppure il solco va fatto, sia nella sabbia dell'arido deserto che nella pietraia, perché Tu possa depositarvi il seme della Tua Parola.
        Signore, sono il tuo bue e ne provo gioia. Voglio rimanere una bestia da fatica, tirare la solita carretta senza lamentarmi. So che tu avrai sempre bisogno di un bue. Perché il terreno del tuo Regno va dissodato nella fatica, e guadagnato sull'aridità del deserto. Mi impegno ad esserci sempre allorché si tratti di curvare la schiena, mettendo a tacere la bocca.
      Quando nascerai, in quella stalla, io ci sarò. Non avrò nulla da portarti in dono. Meglio, Ti offrirò il peso, invisibile ma reale, del mio lavoro quotidiano, fatto con amore e con sacrificio. Tu, però, lo vedrai e sarai in grado di "pesarlo" e dargli il valore che credi Tu, secondo i tuoi criteri che non sono quelli degli uomini.
A Natale, lasciami sostare un poco accanto a Te. Per alitarti il fiato caldo della mia fedeltà. Cercherò di non essere troppo ingombrante, di non rubare spazio a Te e agli altri. Mi accontenterò di una carezza dei tuoi occhi."

Da una meditazione di Alessandro Pronzato

P. Modesto Ouedraogo camilliano, cappellano casa generalizia Grottaferrata



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