Ottobre Mese dedicato a Santa Giuseppina Vannini

22 ottobre

Durante questo mese ci lasciamo guidare dall'elaborato "Giuseppina Vannini Il carisma di fondatrice" presentato come tesi per conseguire il grado accademico di Magistero in Scienze Religiose di Suor Maria Herminia Dieguez nell'anno 1990.  


La pedagogia divina forma progressivamente il fondatore non prescindendo dalla sua personalità, dall'ambiente storico- sociale e dalle sue molteplici istanze; tutto si inserisce nella vita del fondatore; e si muta e fonda in un nuovo messaggio, in un nuovo cammino, e ripresenta quasi «sacramentalmente» «Cristo che "oggi" o contempla e prega sul monte, o annunzia il Regno di Dio, o risana i malati e i feriti o converte a miglior vita i peccatori [ ... ]» (LO 46). 

La Vannini vuole incarnare nella missione apostolica il mistero di Cristo nello specifico mandato evangelico di curare gli infermi: «Curate i malati e dite loro: è vicino a voi il regno di Dio». 

Tutto sembrava compromesso, ma, grazie all'intervento diretto del Cardinal Vicario Lucido Maria Parocchi presso il Pontefice, al gruppo di Via Giusti veniva ritirato l'ordine di espulsione da Roma; la comunità veniva elevata a «Pio Conservatorio» in dipendenza dal Cardinal Vicario. 

Qualche volta, quando le suore si rallegravano con la Vannini dello sviluppo e dei consolanti risultati che l'opera andava prendendo, la fondatrice soggiungeva che «Dio non poteva affidarla a persona più incapace». Voleva far veder che l'opera proveniva da Lui e che lei era una semplice collaboratrice. 

Nel 1895, la superiore autorità ecclesiastica ordinò al P. Tezza di non accedere alla casa delle Figlie di S. Camillo: iniziava così, per lui la via dolorosa che terminerà con la sua morte in Perù nel 1923. 

La Fondatrice rimase «sola» a far da madre e da padre alla giovane Congregazione; trovava la forza e il coraggio di andare avanti nella certezza di essere solo un strumento dell'opera del Signore. 

Nel 1894, in occasione di un difficile intervento chirurgico, la Vannini diceva: «Se Dio mi crederà ancora utile alla Sua opera, non sarà certo questa la mia ora». Questa gratuità del dono che Dio ha elargito alla Vannini è segno evidente dell'azione dello Spirito, che «soffia dove vuole e come vuole» (Giov 3,8) per rendere lo strumento atto e pronto all'opera di Fondatrice, a un'opera di cui hanno bisogno la comunità cristiana ed il mondo. 

L'iniziativa parte da Dio, che prepara l'eletta, creando in essa la disponibilità, chiamandola poi più concretamente per farle vedere - in maniera sfumata -l'insieme dell'opera che progressivamente verrà elaborata. Scrive Pio IX nella Ubi primum arcano: le famiglie religiose sono state fondate «da persone molto sante, che lo Spirito divino ispirò»; il Concilio Vaticano II nel Decreto Perfectae Caritatis insegna che i fondatori, nel dar vita alle loro famiglie religiose, hanno agito «dietro l'impulso dello Spirito Santo» (n. 1). 

Madre Vannini in certi momenti sentiva che la sua anima era debole e che aveva bisogno di fortificarsi per compiere la divina Volontà. Scriveva a sr. Matilde: «In certi momenti non ho che la giaculatoria: In te Domine speravi che mi rinfranca e mi fa tirare avanti la pesantissima croce del mio posto, che mai come presentemente mi schiacciò. Sarà una prova del Signore? Sarà la salute o la vecchiaia che si fa sentire? Non lo so. Il Rev.do P. Andreoli mi diceva un giorno: E' forse sua l'opera? ... è di Dio, penserà dunque Lui, come sempre». 

continua.....


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