Festa di San Camillo Ospedale Treviso

Festa di San Camillo, celebrazione eucaristica presieduta dal neoeletto Vicario generale della Diocesi di Treviso Mons. Giuliano Brugnotto, nella cappella dell'Ospedale San Camillo di Treviso.

Omelia, Ospedale San Camillo, 18 luglio 2021

Letture: Sir. 4,1-6.10; 1Gv 4,7-9.11-12.16; Mt 25,31-40

Un cordiale saluto al Direttore di questo Ospedale, alla Madre superiora, a tutto il personale medico, a quanto operano a vario titolo a favore dei malati e a tutti i volontari. Vi porto il saluto del nostro vescovo Michele e preghiamo per lui perché possa presto ristabilirsi in salute.

Fare festa in un ospedale appare piuttosto strano. È il luogo nel quale l’uomo sperimenta la sofferenza. Se poi è una festa religiosa la stranezza aumenta. Dio non dovrebbe intervenire invece di lasciare che l’uomo soffra e talora giunga fino alla morte? Se fosse un Dio veramente potente non permetterebbe questa. Noi avvertiamo una sorta di contraddizione tra la nostra condizione di umanità fragile e la presenza di Dio che ci aspetteremo capace di prendersi cura di noi. 

Ma che cosa ci dice a questo proposito la Parola che Dio ci ha rivolto attraverso le Sacre Scritture appena proclamate?

Nel libro sapienziale del Siracide incontriamo un invito di Dio rivolto all’uomo. Quando ti trovi vicino una persona che soffre l’istinto immediato è provvedere a lei il più velocemente possibile perché la sua sofferenza richiama la tua fragilità. Al contrario Dio invita a non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi e a non esasperare chi è in difficoltà assumendo un altro atteggiamento quello del padre per gli orfani, o del marito per la loro madre. E il motivo viene subito richiamato: sarai come un figlio dell'Altissimo, ed egli ti amerà più di tua madre. L’amore di Dio viene riversato non su chi si allontana velocemente dalla persona che soffre, bensì su coloro che se ne fanno carico. Infatti nell’antico testamento Dio si è sempre fatto vicino al povero e a colui che soffre.

Ma la vera novità la incontriamo nella persona di Gesù, il Figlio di Dio venuto nel mondo. Egli è il Dio che ha voluto caricare su di sé la nostra umanità. Gesù uomo come ciascuno di noi, presenza divina nella nostra umanità. E leggendo i vangeli è evidente la predilezione di Gesù verso coloro che giacciono nella malattia, nella sofferenza, nel dolore. Non li tiene lontani, non passa accanto senza accorgersi perché diretto a cose più grandi da dire o da fare. No! Lui si fa vicino, va incontro, le sue viscere si commuovono da chi è colpito dal male e con la sua compassione e la sua forza divina porta guarigione, addirittura ridonando la vita a persone orai morte, come la figlia di Giairo o l’amico Lazzaro.

Gesù ha voluto dire al mondo e a tutti i tempi che Dio si cura della nostra umanità, se ne fa carico, si identifica proprio con l’umanità più fragile, malata: affamati, assetati, doloranti, carcerati… il Figlio di Dio è in quelle persone in modo privilegiato. Lui ha sofferto nella sua passione e morte e lo ha fatto trasformando con la potenza del suo amore divino un atto di cattiveria in amore pieno fino all’alba luminosa della risurrezione di pasqua.

Proprio per questa scoperta san Giovanni arriva a dire: Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio.

Noi siamo qui a fare festa non per esaltare la sofferenza bensì per celebrare l’amore di Dio che si è fatto carico della nostra umanità e la trasforma, la rinnova, la guarisce, la conduce prendendola per mano all’eternità. Con Gesù si diventa più umani.

Lo scorgiamo in modo mirabile nella vita di San Camillo de Lellis. È il Santo che ha ispirato anche Padre Luigi Tezza e Madre Giuseppina Vannini i quali fondarono l’Istituto delle Figlie di San Camillo che animano questa struttura ospedaliera. 

Che cosa è avvenuto in Camillo? L’incontro con il Signore Gesù ha trasformato la sua umanità. Era un uomo dedito alla professione militare e al gioco che lo condussero a sperperare tutte le sue sostanze. Sono stato un soldataccio, affermava spesso. Ma poco a poco il Signore si manifesta a lui e Camillo lo accoglie. Ed in questa relazione personale e viva con il Signore Gesù, Camillo viene trasformato. Proprio lui che aveva perduto la sua umanità riducendosi come il figlio giovane della parabola del Padre misericordioso. Camillo avevo perso la sua dignità. E il Signore gliela fa recuperare totalmente proprio invitandolo a prendersi cura degli ammalati, servendoli con amore. Al tempo di Camillo gli ospedali giacevano in una trascuratezza inimmaginabile. Chi doveva amministrarli era interessato solo ad arricchirsi e chi lavorava in essi lo faceva trascurando proprio gli ammalati. Camillo, invece, comincia a sentire compassione per quella umanità fragile e malata. E si dedica con tutte le forze a risollevare le sorti degli ospedali ponendo principalmente attenzione alla persona, alle sue esigenze, alle condizioni di miseria nella quale versava. Ed è così che il Signore ha reso più umano Camillo trasformandolo in uomo pasquale, uomo nuovo. L’umanità nuova del nostro Santo ha così diffuso tanto bene soprattutto verso i più deboli degli ammalati, presenza viva di Cristo.

Chiediamo al Signore che sull’esempio di San Camillo, anche noi possiamo lasciarci trasformare da Lui nella nostra umanità ferita e così servire con generosità i nostri fratelli e sorelle. Chiediamo questa grazia celebrando questa Eucaristia. Tra poco invocherò lo Spirito Santo sul pane e sul vino che per la potenza di Dio diventeranno il corpo e il sangue di Gesù Cristo. Così che noi possiamo mangiare il Pane della Vita e ricevere forza per il nostro cammino di trasformazione della nostra umanità a immagine di quella di Gesù.

Video sintesi della giornata di Festa







Mons. Brugnotto insieme al direttore medico dell'ospedale Dr. Francesco Bisetto; 
Sup. Suor Bianca e Suor Lancy direttore amministrativo

Comunità dell'Ospedale San Camillo di Treviso

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