"Questo studio vuol presentare p. Tezza, per farlo conoscere, amare e scoprire la profonda ricchezza della sua vita vissuta nella fedeltà e disponibilità totale alla volontà del Signore" Suor Catalina Osella Premessa pag. 1
Capitolo V pag. 77-105
La preziosa eredità
Continuità e genuinità del carisma camilliano
Tutto ciò che vive ha un'anima, una forza reale, interna che ne promuove lo sviluppo, la crescita e porta l'essere vivente a realizzarsi nella propria identità. Cogliere questa forza e dire ciò che essa è, non è facile; tanto più nell'ordine spirituale e soprannaturale dove ci troviamo di fronte alla libertà umana e all'azione della grazia, ove cioè siamo alle soglie del mistero.
Perciò cercare d'individuare quale sia stato il fermento vitale, l'animus, che ha portato l'istituto delle figlie di san Camillo a uno sviluppo rapido e sicuro, nonostante la precoce scomparsa della madre dell'allontanamento del padre, è cosa ardua. Il 1898, è l'anno del distacco del p. Tezza da Roma; il 23 febbraio 1911, del distacco della madre Giuseppina Vannini; elemento traumatico interpretato dal superiore p. Alfonso Maria Andrioli nel senso di acquisto e conferma dell'istituto: «[ ... ] ella però vi ha lasciata la preziosa eredità di un istituto, per la vita del quale non badò a fatiche né sacrifici, sapendo infondere in esso il vero spirito religioso, vivendo secondo il quale [ ... ] potrete arrivare alla perfezione che si conviene a spose di Gesù Cristo e ad angeli di carità [ ... ] »1.
Occorre anzitutto ricordare che l'istituto è sorto dopo una lunga gestazione interna del fondatore di cui porta l'impronta e ne esprime la ricchezza. Egli, trovò nella Vannini l'anima che desiderava: si compresero perfettamente, e con slancio concorde gettarono le basi della congregazione.
Il servo di Dio fece di s. Camillo il modello della sua vita, ne emulò lo spirito di carità fattiva, visse di quell'umiltà e semplicità che Camillo, dopo averne dato luminoso esempio con la vita, aveva trasfuso nelle regole dettate per i figli. Da queste regole, p. Tezza - volendo offrire alle sue figlie quella stessa eredità, guida sicura di perfezione cristiana - nel 1893 si accinse a trarre delle norme cui impresse un'inconfondibile nota personale. Distinse le regole dalle costituzioni: le prime prendendole direttamente dalle regole dei ministri degli infermi; le seconde componendole personalmente sulla guida delle costituzioni dell'ordine di s. Camillo; di queste si conserva in A F S C, il manoscritto in lingua francese e italiana2.
Dal primo capoverso delle Costituzioni è dato rilevare l'idea fondamentale del fondatore:
« La congregazione delle figlie di san Camillo terziarie regolari dell'ordine dei CC.RR. ministri degli infermi ha per scopo di tendere alla perfezione per mezzo della pratica dei consigli evangelici e dell'esercizio delle opere di misericordia, soprattutto inverso dei poveri infermi, alla cui assistenza si obbligano le religiose per un quarto voto speciale e perpetuo»3.
Notevole è il radicalismo evangelico richiesto dal Tezza alle sue figlie ed espresso in questo primo articolo e che, dalle figlie, venne attuato con risposta assoluta e fedele. Il padre prefigurava una convivenza di classica vita religiosa, con la pratica dei consigli evangelici e le opere di misericordia verso gli ammalati; tali disposizioni venivano a codificare quanto era già in atto presso le figlie di s. Camillo fino dagli inizi della fondazione.
La elaborazione di questo testo fatta negli anni seguenti dalla fondatrice e alcune sorelle con i padri camilliani, portò a una nuova formulazione che, il 21 giugno 1909, ottenne il decreto d'approvazione diocesana, da parte del cardinale viccario Pietro Respighi4; il testo manoscritto ufficiale delle Regole con il decreto d'approvazione è conservato in T V U e diviso in due parti 5:
I Parte: Della natura dell'Istituto e del modo di entrare e di vivere in esso.
II Parte: Del governo dell'Istituto.
La identità dell'Istituto viene affermata nel capitolo primo - della prima parte - che ha per titolo: «Fine dell'Istituto» dove si dice che la congregazione delle figlie di san Camillo è composta di una sola categoria di persone viventi vita comune perfetta tendenti alla perfezione mediante la pratica dei consigli evangelici e del servizio d'assistenza agli infermi, professato con quarto voto, secondo la Regola di san Camillo.
Nel capitolo secondo, il primo articolo riporta la prima regola dell'ordine dei ministri degli infermi o Regola di vita: «Se alcuna ispirata da Dio risolverà ascriversi tra le Figlie di San Camillo, ed impiegar la sua vita nell'esercizio delle opere di misericordia spirituali e corporali secondo il nostro Istituto, sappia che dovrà essere morta ad ogni altra cosa, cioè parenti, congiunti, dovizie e quel che è più anche a se stessa, per vivere unicamente a Gesù Cristo sotto il soavissimo giogo di perpetua Povertà, Castità, Obbedienza e nel servizio dei poveri infermi, ancorché appestati, e tutto ciò procurerà adempiere per amore di Dio ed in espiazione dei propri peccati »6.
Oggi le figlie di san Camillo che vivono il carisma di cui il Servo di Dio è stato portatore autentico, in risposta alle istanze della chiesa di oggi, sono aperte ad altre attività socio-sanitarie in favore dei bisognosi 7. Così viene affermato nel testo costituzionale, riveduto dall'ultimo Capitolo Generale (maggio 1892), per l'approvazione definitiva della Santa Sede.
Nell'articolo di presentazione delle attuali Costituzioni si legge: « La Congregazione delle Figlie di San Camillo che ha ricevuto dal santo della carità, per trasmissione diretta e autentica dei Venerati
Cofondatori, Padre Luigi Tezza e Madre Giuseppina Vannini, il carisma del ministero di servizio agli ammalati, quale dono esimio di Dio, testimonia nel mondo la presenza perenne della carità di Cristo verso gli ammalati».
Nell'art. 12 si dice che «avendo creduto all'amore» 8, mosse dallo Spirito divino, abbracciando il carisma proprio dell'Istituto, intendono vivere unicamente consacrate a Dio e a Gesù Cristo misericordioso, nel servizio degli infermi in castità, povertà e obbedienza.
Riguardo al carisma proprio, nell'art. n. 13 si legge che con il ministero delle opere di misericordia verso gli infermi, professato con voto religioso, contribuiscono al bene e « alla promozione della famiglia umana le cui gioie, speranze e angosce trovano eco nel nostro cuore, e cooperiamo all'edificazione del Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa.
Seguendo l'esempio del santo padre Camillo e dei nostri venerati cofondatori, c'impegnammo ad apprezzare, ad amare e a praticare con totale impegno l'assistenza agli infermi anche con rischio della vita ».
La fonte della spiritualità delle figlie di san Camillo, è quella fede che - vissuta da Camillo, dal padre Tezza e dalla madre Vannini - opera nella carità, e per mezzo di essa vede negli infermi e bisognosi la persona stessa del Cristo.
Come la pianta può sfidare le bufere e levarsi ricca di promesse perché le sue radici s'incuneano profonde e tenaci nella terra anche le opere del Signore maturano lentamente, combattute da contrarietà di ogni genere.
Così il fervore di quel piccolo gregge delle camilliane, la fase, il sacrificio, l'esperienza dei fondatori, soprattutto il sacrificio silenzioso dell'ispiratore e padre della predestinata famiglia non verranno meno tra le figlie di san Camillo 9.
continua domani ......
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1 Cronaca 1908-1925, f. 49-50.
2 A F S C, 1 C 8b; 1 C 9. La rielaborazione conservata nel testo originale autografo porta il titolo: «Costituzioni - Scopo e forma della Congregazione ».
Nel 189.3 diede alle stampe le: «Regole e Costituzioni delle Figlie di san Camillo ». La pubblicazione da pag. 5 a pago 33 contiene le: Regole Comuni delle Figlie di san Camillo di 88 aa.; da pag. 35 a pag. 47 contiene le Costituzioni composte dai titoli: Scopo e Forma della Congregazione (a aa.);
Governo della Congregazione (10 aa.); Ammissioni (9 aa.); Amministrazione dei beni (6 aa.).
3 Regole e Costituzioni delle Figlie di San Camillo 1893, art. l, p. 35.
4 Pietro Respighi - :XXXVI cardo vicario di Roma - nacque nel 1843 a Bologna e morì nel 1913 a Roma; creato cardinale da Leone XIII il 26 aprile 1900, fu vicario di Roma dal 1900 al 1913: cf. ILARI, I cardinali vicari, p. 294.
5 Cf. B. BRAZZAROLA, Regole e Costituzioni della Congregazione delle Figlie di san Camillo 21 giugno 1909 (Testo e Documenti), Roma 1979, p. 21.
6 BRAZZAROLA, Regole e Costituzioni, p. 70.
7 Cf. Costituzioni 1982, art. 11.
8 Gv 4,16.
9 Cf. BRAZZAROLA, Inizio e primi anni, p. 120.
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