23 febbraio Celebrazione nella ricorrenza della nascita al Cielo di Santa Giuseppina Vannini

Celebrazione Eucaristica presieduta dal padre Alfredo Tortorella, M.I. al termine del corso degli esercizi spirituali, iniziati il 15 febbraio scorso. 

All’inizio della celebrazione ha sottolineato che madre Vannini ha lasciato alle sue figlie una porta aperta per il cielo, una strada da percorrere verso la santità.

Alcuni passaggi significativi dell’omelia:

“Il primo punto della riflessione del vangelo, è la quaresima, come se fosse un momento di ricovero ospedaliero: dove i medici ti dicono cosa mangiare, stare attento a certe cose, quale attività fisica fare, questa è la quaresima un momento di ricovero in un ospedale spirituale; e la medicina spirituale sta nella stessa parola di Gesù. Il vangelo d’oggi ci ricorda la dimensione della importanza della riconciliazione, tanto che Gesù ci ha lasciato un sacramento! Non possiamo vivere escludendo dal nostro cuore la riconciliazione; con i fratelli, tra noi stessi, la riconciliazione con Dio.

Non è il fatto di confessare non ho “ucciso nessuno”, ma non essere adirato, arrabbiato con il mio fratello. La guerra: non ce nessuna guerra che possa essere giustificata! Nessun rancore, Gesù ci parla di riconciliazione: “mettiti d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui…”

In questo tema di riconciliazione comunitaria che il vangelo ci propone, vissuta anche durante gli esercizi spirituali, la data odierna ci offre la grazia di contemplare Madre Giuseppina Vannini della sua salita al Cielo.

Madre Vannini ci ha lasciato l’opportunità di vivere il vangelo, non soltanto ha lasciato un bellissimo istituto, dedito alle opere di carità, dedito agli ospedali, dedito alla cura dei malati, prima di tutto la Madre ha lasciato l’opportunità a delle donne, anche a chi sposa la spiritualità camilliana, di vivere il vangelo. 

Dal momento che lei ingresso come postulante a vivere una vita in comune ha  scelto di vivere il vangelo. La prima opera di carità è vivere con delle sorelle che non conosciamo, che non sono i nostri familiari, è Cristo che ha creato questo legame, interagire con tutti secondo Dio: Cristo insegna ai suoi apostoli la vita fraterna, l’opportunità di relazionarsi. 

Madre Giuseppina conosce lo spirito di San Camillo  attraverso un camilliano, padre Luigi durante un corso di esercizi spirituali, un cosa molto bella di rimarcare, perché se gli esercizi spirituali sono vissuti bene, offrono un frutto. Il frutto ottenuto di Madre Vannini è stato straordinario: accogliere la maternità! 

Lei che voleva essere figlia, sorella, si è ritrovata madre; lei che voleva entrare dalle Figlie della Carità per essere figlia, lei che aiutava le sorelle nel cammino ci è ritrovata madre. Con il beato Luigi ha un certo punto si ha dovuto confrontare con un’ispirazione: non pensare più a quell’ordine a quella congregazione, ma di creare qualcosa dal nulla. 

La madre ante la proposta del padre Tezza, non risponde subito si, se non che chiede un tempo per pregare, sa che è una cosa grossa, per la quale deve avere fiducia in se stessa, che in quel momento non l’ha, dopo non essere stata accolta, rifiutata; è normale che la sua stima sia bassa. Lei ha vissuto tutto questo, come tutti gli esseri umani, ha visto minacciata e vissuto la sua stima sottovalutata.

E bene, un predicatore sconosciuto, con una rossa croce in petto gli chiede di collaborare con lui ad un’opera. La stima sta per ritornare, ma deve pregare, perché ancora è ferita. Tanto è vero che quando si presenta al padre Luigi dice queste parole “non sono capace a nulla confido pero in Dio il quale aiuta a coloro che si abbandonano a Lui. Sente che è una chiamata dal cielo e fa il conto con tutti i suoi poveri mezzi, che Dio le sta chiedendo. 

Termino con altra scoperta di Madre Giuseppina che mi riguarda: la sua devozione al Sacro Cuore, che me l’ha fatto sentire molto vicina: “non so proprio che fare, se non fosse quel Sacratissimo Cuore che ha detto di rivolgerle a lui quando siamo tristi e affaticati, quasi abbandonerei tutto” – la tentazione di abbandonare tutto viene a tutti – le parole del vangelo hanno aiutato Giuseppina ha rispondere a Cristo, a non abbandonare proprio niente, ma ha continuare. 

Madre Giuseppina ha compresso che nei momenti di fatica di tristezza, di tentazione di lasciare tutto , “non lo faccio - dice la madre - perché Lui mi apre la sua piaga e mi invita ad attingere forza in quella stanza di amore”





Gruppo delle sorelle esercitanti insieme a padre Alfredo davanti alla tomba della Madre Vannini

Devoti di Santa Giuseppina Vannini


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