Via Crucis cittadina nella Chiesa dei Santi Faustino e Giovita
La sera del mercoledì santo, 16 aprile 2025, il Vescovo Pierantonio Tremolada ha presieduto la Via Crucis cittadina.
Alla fine della Via Crucis, il Vescovo Tremolada ha chiesto la testimonianza di Mons. Peroni venuto specialmente dalla Terra Santa.
Trascrizione della Testimonianza di Mons. Vincenzo Peroni alla fine della Via Crucis cittadina (sul video da 1:45.15), sacerdote della diocesi di Brescia che dal 2020 svolge il suo servizio pastorale presso la Custodia di Terra Santa.
VIA CRUCIS CITTADINA
Volgere lo sguardo al Crocifisso significa anche assumere il suo stesso sguardo sul mondo e sull’uomo, … dall’Alto della Croce: da quella prospettiva le cose assumono un contorno diverso, il senso degli eventi si manifesta nella sua verità e il cuore dell’uomo, che spesso è un mistero a se stesso, evidenzia le sue dinamiche più nascoste.
Gesù crocifisso, nell’atto di morire, si consegna nelle mani sicure e affidabili del Padre e, attraverso la sua carne ferita e lacerata, attraverso il suo spirito confidente, consegna anche noi alla custodia del Padre.
In Lui anche noi entriamo nella relazione con Dio Padre.
E come avviene questa consegna?
Attraverso una supplica accorata:
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!”
Chiunque, guardando il mondo e l’umanità dall’alto di un patibolo, subito ingiustamente, si sarebbe lasciato andare all’insulto, alla richiesta di vendetta e alla ribellione rancorosa.
Gesù, dall’alto della Croce,
che è la sua morte accolta e trasformata in Sacrificio d’Amore,
guarda il mondo e l’umanità con uno sguardo diverso,
con lo sguardo stesso di Dio,
addolorato per la durezza del cuore dell’uomo,
che presume di poter decidere senza Dio,
e addirittura compie atrocità inenarrabili, dicendo di farlo in Nome di Dio, profanando così il Nome di Dio
(fu così in quel caso, così è stato in tante occasioni note o segrete, è così oggi: nulla di nuovo sotto il sole)
… Gesù, dall’alto della croce,
non solo ci offre una lettura diversa
di ciò che abita il cuore dell’uomo
e ciò che lo porta ad abbrutirsi, ma
APRE UNA PROSPETTIVA, L’UNICA POSSIBILE,
PER USCIRE DAL DEDALO DELLA VIOLENZA E DELL’ODIO: IL PERDONO!
Davanti alle drammatiche notizie che giungono dalla Terra Santa, in forma più cruenta e dettagliata dal 7 ottobre 2023, e che ogni tanto occupano le prime pagine dei giornali…
per poi scomparire in una sorta di assuefazione e indifferenza e ritornare solo sotto l’impulso di nuove recrudescenze…
non possiamo che restare inorriditi e sgomenti.
Davanti al dolore di ogni persona e di ogni popolo la nostra sensibilità umana non può che reagire, da un lato, con i toni della compassione, della condivisione della sofferenza,
dall’altro, con la ribellione ferma nei confronti di tutto ciò che lede la dignità umana e
la serena convivenza tra le persone. Il sopruso, la violenza e la morte inferte a una sola persona sono un attacco a tutta l’umanità: e non possiamo restarne indifferenti.
Il male, l’odio e la violenza vanno sempre condannati con fermezza, senza indulgere in facili e sommarie giustificazioni.
(Al tempo stesso, però, non possiamo accontentarci di sentenziare da lontano e, solo sulla base di ricostruzioni e interpretazioni giornalistiche, chi sia buono e chi sia cattivo, chi sia dalla parte del torto e chi da quella della ragione).
In un contesto come quello, della Via Crucis, di preghiera e di contemplazione
del Mistero della Passione e della Morte del Signore, il nostro sguardo non può limitarsi alle sole prospettive umane.
La nostra presenza in Terra Santa, (noi cristiani siamo una piccolissima minoranza
che si aggira attorno all’1% della popolazione), in tale contesto potrebbe apparire insignificante e irrilevante. Che peso può avere?
Perché siamo lì?
Cosa facciamo concretamente?
Anzitutto condividiamo il dolore, stando accanto a chi soffre ed è sfiancato dall’incertezza.
La guerra combattuta sul campo è terribile, con la sua impietosa contabilità di morte e distruzione.
Ed è nota a tutti.
Ma le conseguenze e le ricadute sulla vita dei singoli, delle famiglie e delle comunità sono devastanti e spesso nascoste alla consapevolezza del mondo.
Dopo ogni guerra, i morti vengono sepolti e pianti, le città ricostruite e l’economia riavviata.
Chi si ricorda, invece, delle ferite profonde che la guerra lascia nel cuore, nella psicologia e nelle relazioni?
Le parrocchie, i Santuari, gli ospedali e le scuole cristiane in Terra Santa, da secoli, si occupano esattamente di questo: riaprire la vita alla speranza, curare, nel Nome di Gesù e con la sua Grazia, il cuore e la mente delle persone, particolarmente dei ragazzi, perché possano, un giorno, contribuire all’edificazione della civiltà dell’amore.
Un lavoro silenzioso e nascosto, quotidiano e faticoso, sostenuto dal sacrificio di uomini e donne che hanno donato generosamente la vita a Gesù nella Chiesa.
Ma, soprattutto, con l’annuncio del Vangelo, la liturgia e il servizio di carità cerchiamo di mostrare agli uomini e ai popoli con i quali viviamo l’unica via che possa far uscire
dalla spirale della violenza e dell’odio: IL PERDONO.
Anche i pellegrini che, provenendo da tutto il mondo, portano nei Luoghi santi il sorriso dei loro volti e la gioia di riscoprire e ravvivare l’Amicizia con Gesù, contribuiscono efficacemente all’edificazione della Pace.
È urgente che i pellegrini tornino in Terra Santa ed è possibile: non solo per contribuire all’economia delle famiglie cristiane che traggono sostentamento dai pellegrinaggi
e oggi più che mai sono tentate di andarsene, ma anche per far sperimentare ai cristiani che vivono là che non sono soli e che la Chiesa è con loro,
e per mostrare a tutti che un modo di vivere diverso è possibile!
Il male, tutto il male, è frutto del peccato.
Il male, tutto il male, può essere vinto solo dal perdono:
il perdono che Gesù ci ha ottenuto con la sua Croce,
il perdono fraterno che è la via per assomigliare a Gesù
ed essere figli del Padre celeste.
Ma per fare questo occorre assumere lo sguardo di Gesù Crocifisso!
Mons. Vincenzo Peroni
Foto screenshot video
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