Domenica 25 maggio 2025
Momento di preghiera e di affidamento alle sorelle che il prossimo sabato 31 maggio emetteranno le loro Professione Perpetua: Suor Ghislaine, Suor Mariette, Suor Gracy e Suor Anju.
Gruppo delle sorelle in preparazione alla Professione Perpetua tra loro le 4 che faranno il prossimo 31 maggio
La chiamata del Signore è una iniziativa gratuita del suo amore. È sempre nuova e dinamica, si rinnova costantemente nei nostri cuori, facendo brillare la bellezza che ci ha attratto e sedotto sin dai giorni della nostra giovinezza. Questa bellezza è sempre luminosa, ma può succedere, come è capitato al popolo di Israele, che gli eventi e le esperienze della vita offuschino in noi questa luce.
In questi versetti del profeta Osea 2, 16-17, vengono utilizzati verbi che appartengono all’esperienza dell’amore: “sedurre”, “condurre” e “parlare al cuore”.
Il primo verbo, “sedurre”, indica un movimento generato da una forza più grande, come una calamita che attrae un metallo, il quale inevitabilmente si sposta verso la fonte di attrazione, gli va incontro. Non c’è forzatura o forma alcuna di violenza, c’è una fonte di seduzione che attira e continua ad attirare sempre.
A questa forza di attrazione, segue il verbo “condurre”, che significa accompagnare, guidare, quasi come una presenza costante che è accanto e conduce, facendo sperimentare qualcosa di nuovo, di dinamico, di straordinario. È un condurre in solitudine – nel deserto –perché ciascuno possa incontrarsi in maniera profonda con se stesso e con Colui che lo ha sedotto.
In questo clima particolare prende vita il terzo verbo, “parlare al cuore”, che fa riferimento alle parole che il Signore vuole pronunciare nuovamente, che sono le parole dell’alleanza fissate nel nostro cuore, sono parole di vita e di amore, che illuminano di luce nuova il senso della nostra vita e noi comprendiamo che la nostra fedeltà deve essere sempre rinnovata nella e sulla sua Parola, nuova ogni giorno. È l’impulso trasformante che Dio propone per un incontro sempre antico e sempre nuovo con Lui, l’Amante, e con noi, l’Amato.
Là “mi risponderà”. La risposta deve essere sempre nuova, perché nuovi sono i contesti che si presentano nella nostra vita. La risposta dovrà essere una risposta di fedeltà. riconoscendo i nostri limiti, le nostre fragilità e le difficoltà che possiamo incontrare nel cammino, Dio ci dona sempre una nuova possibilità di risposta, che ha come base la Sua fedeltà, la sua misericordia e la sua grazia.
L'amore di Dio è un amore che sceglie ancora e sempre la sua sposa, nonostante le sue infedeltà, le sue miserie, le sue povertà. Un amore che perdona senza stancarsi. Un amore che non solo sa ignorare il passato, ma che ha anche la capacità di restaurare completamente la donna amata: alla sua sposa Dio si rivolge indicandola come la sua fidanzata. Manifesta così, a colei che ritorna da lui e che vuole rispondergli come nella sua gioventù, che gli renderà non soltanto ciò che gli aveva già donato – “le renderò le sue vigne…” (2, 17) – ma anche la giovinezza, l’innocenza, l’integrità:
«Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai Yahvé».
Segni consegnate alle sorelle
Il velo
Nell'Antico Testamento, il velo svolgeva un ruolo importante nel tabernacolo ebraico e, in seguito, nel tempio. Separava il Luogo Santo dal Luogo Santissimo, noto anche come Santo dei Santi, dove dimorava la presenza di Dio. Il velo simboleggiava la separazione tra Dio e l'umanità a causa del peccato.
Solo il sommo sacerdote poteva entrare nel Luogo Santissimo e, anche in quel caso, poteva farlo solo una volta all'anno, nel Giorno dell'Espiazione. Questi riferimenti biblici evidenziano il velo come simbolo di accesso, unità e intimità con Dio. Con la imposizione di questo velo, desideriamo rappresentare questa intimità tra Cristo Sposo e voi care sorelle, soltanto Dio avrà l'accesso ai suoi pensieri, suoi sentimenti. Tutto sarà con Lui, per Lui e in Lui.
Vestito o manto bianco
Dio offre nuovi vestiti e l'uomo decide di indossarli o di restare con gli stracci puzzolenti con cui ha vissuto in Adamo. C'era un padre che organizzò una grande festa per suo figlio, che noi conosciamo come la parabola del figliol prodigo.
La prima cosa che fece con quel figlio puzzolente, sporco, stracciato e infangato fu di regalargli un vestito nuovo, non solo nuovo, ma, come è scritto, il migliore. Dio non solo ha qualcosa di nuovo per te, ha anche il meglio per te, questo è affare del Padre; Lo scopo di Dio non è migliorare la tua vita, ma darti il meglio.
La lettera ai Colossesi ci insegna che l’uomo si riveste dell’uomo nuovo e si rinnova. "Rivestitevi dell'uomo nuovo" (Ef 4, 20-24) è un comando, qualcosa che dobbiamo fare: rivestitevi dell'uomo nuovo! Che vestito è quel vestito?
Quel vestito non è altro che Cristo, cioè; rivestirci di Cristo, del suo carattere, della sua mente, della sua filosofia, rivestirci delle sue azioni, della sua visione, significa rivestirci di Cristo. Smettete di vestirvi come si vestiva Adamo, smettete di pensare come pensava Adamo e rivestitevi di Cristo.
Carissime sorelle, siete rivestite di Cristo Sposo, siete nuove donne.
Con questi fiori vogliamo dirvi che non siete più sole, siamo e saremo sempre con voi, perché il legame che abbiamo tessuto qui, ci ha fatto forte in Dio, e adesso siamo un cuor solo ed un'anima sola per il Regno del cielo.
Invocazione dello Spirito Santo
Foto di gruppo con la Maestra Sr. Justine e le giovani junioiri
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