«Il Regno dei Cieli è vicino!» Commento al Vangelo del 4 dicembre 2016, II domenica di Avvento

Giovanni il Battista. Questo rozzo annunciatore di nuove parole. Eppure temuto dai potenti di turno. Giovanni il Battista. Questo schietto evangelizzatore di nuovi pensieri. Eppure ascoltato da molti. Giovanni il Battista. Questo indelicato profeta di nuove visioni. Eppure seguito da tanti. Giovanni il Battista. Questo uomo dall'aspetto barbaro. Eppure indicato come "il più grande tra i nati dei figli di donna". Giovanni il Battista. Questo uomo che grida a squarciagola nel deserto. Eppure la sua voce raggiunge le più gradi città. Giovanni il Battista. Questo ruvido uomo che veste con peli di cammello. Eppure è il sacerdote che ha donato il battesimo al Maestro. 
Ecco chi è Giovanni il Battista. È colui che punta sempre il dito: per indicare nuove strade da percorrere; per volgere l’attenzione all'Agnello di Dio; per invitare ad adottare un nuovo stile di vita. È lo spartiacque personificato, colui che ha chiuso un’era per aprirne un’altra. Giovanni il Battista, che la liturgia ci presenta in questa seconda domenica di Avvento, viene oggi additato come modello di una vita radicata in una fede incrollabile, in un amore sconfinato, in una speranza certa. Spaventa un po’ la sua voce, come spaventa quel dito puntato. Spaventano le sue parole e i suoi rimproveri. Spaventa il suo aspetto grezzo. Ma ci viene indicato come modello di vita fedele al Vangelo. Per nessun motivo al mondo Giovanni svende la sua fedeltà. Non la baratta con la paura del martirio; come non la baratta con la vergogna di testimoniare una Verità; non la baratta con il pensare comune del tempo; non la baratta con gli usi e i costumi predominanti; non la baratta con la garanzia di una vita agiata sulla terra. 
La figura del Battista ci pone più di un interrogativo: quale fede vivo? Su cosa e/o su chi si fonda la fede che sostengo di avere? Come si pone questa mia fede di fronte alle sfide di ogni giorno? Come vivo la mia fedeltà a una fede che non vedo? Come faccio a sostenere di avere fede? Dov'è questa fede quando le cose vanno “storte” nella mia vita? È una fede personalizzata, creata a mia immagine e somiglianza, una fede che mi regala a basso costo la pace del cuore, oppure è una fede inquieta, una fede in continua tensione, una fede in costante ricerca della Verità, una fede che ogni giorno scombussola i miei sistemi mentali? 
Padre Onofrio Antonio Farinola
sacerdote cappuccino

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