«Perchè mi hai veduto, tu hai creduto» Commento al Vangelo del 23 aprile 2017, II Domenica di Pasqua

All'indomani della grande festa di Pasqua, Cristo Risorto con la voce della Chiesa invita l’umanità, e in particolar modo, la comunità cristiana, a tenere desta la speranza che la Risurrezione ha suscitato negli animi. Il rischio è che tutto si affievolisca. Nella prima lettura degli Atti degli Apostoli leggiamo: «Prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore». San Pietro nella sua lettera proposta per la seconda lettura esorta: «Siate ricolmi di gioia... Esultate di gioia indicibile e gloriosa». E nella pagina evangelica giovannea troviamo le confortanti parole del Risorto: «Pace a voi!» 
Letizia, gioia indicibile, semplicità di cuore, esultanza, pace sono i doni del Signore Risorto all'intera umanità. Ce lo ricorda san Paolo nella sua lettera ai Galati quando ci presenta una sorta di elenco dei frutti dello Spirito del Risorto: «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (5,22). 
Ci chiediamo: cosa ha provocato in noi la festa di Pasqua di quest’anno? Quali sentimenti profondi ha suscitato nel mio animo la gioia della Risurrezione di Gesù? Quali sono i frutti della Pasqua del 2017? 
Questa seconda domenica di Pasqua, conosciuta come la domenica della Divina Misericordia, e tutto il tempo che segue fino alla Pentecoste, ci offre l’occasione per riflettere sui doni dello Spirito Santo. Quello Spirito che Gesù ha effuso già dall'esperienza tanto drammatica quanto salvifica della croce quando nell'atto dell’obbedienza illimitata al Padre spirò, cioè emise lo spirito di amore, donò il suo spirito all'umanità bisognosa di redenzione. E anche oggi con la pagina evangelica che la Chiesa ci offre Gesù fa dono del suo spirito di pace. 
Il tempo di Pasqua è un tempo forte della Chiesa che ci orienta alla grande festa di Pentecoste, la festa dello Spirito Santo. In quel giorno dovremmo esultare insieme alla primitiva comunità cristiana degli Apostoli e di Maria per la completezza dell’opera di Dio. Nel giorno di Pentecoste si completa l’opera creatrice di Dio iniziata con la Genesi, con la creazione del mondo; in quel giorno noi dovremmo esultare di gioia indicibile perché dovremmo sentirci in un certo qual modo completi, ricolmi di Spirito, come recipienti che contengono tutti i doni. 
La Pasqua si completa con la Pentecoste. Quella Pentecoste che non è ancora terminata, non è del tutto compiuta. Attendiamo con viva speranza il rinnovamento ultimo, quello definitivo della creazione. Ce lo ricorda san Paolo nella sua lettera ai Romani: «La creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» (8,22-23). 
Il mondo soffre per i focolai di guerre che pullulano in ogni angolo del suo martoriato corpo; soffre la natura deturpata e soggetta al dominio dittatoriale di scelte politiche ed economiche di parte; soffre pure il mondo animale quando vede estinguere molte delle sue specie, solo perché ogni forma di cattiveria e di egoismo lo ha deciso e lo impone; soffrono i centri urbani che più che spazio di incontro e di civiltà diventano colate di cemento; soffrono i popoli indigeni quando prendono realmente atto che qualcuno ha deciso la loro estinzione dalla faccia della terra; soffrono i poveri del Terzo Mondo quando si vedono privati del riconoscimento della loro dignità e del necessario per vivere nella normalità; soffrono i mari e i fiumi, che più che essere riserve naturali e abbondanti di acqua, perdono la loro vitalità con il rinsecchirsi delle riserve stesse e perdono la vita gli abitanti marini o si estinguono le specie; soffre il mondo vegetale per carenza di attenzioni e di rispetto da parte dell’uomo che ne fa uso a suo piacimento e pretende il cambiamento genetico; soffre la terra nel suo insieme per il surriscaldamento causato dall’aumento dell’effetto serra, opera di una industrializzazione eccessiva e sregolata; soffre ancora la terra per i suoi movimenti sismici che colpiscono a morte l’uomo; soffre l’uomo per la sua vita messa a repentaglio dall’insicurezza di ogni genere, da un lavoro non garantito, da una dignità deturpata, da una politica ripiegata su se stessa, da un’economia sanguisuga, da una morale fai da te che si impone in maniera inappropriata e insensata, da un sistema culturale e sociale dove vige la legge del più forte. 
Noi cristiani con la festa di Pasqua siamo chiamati a essere lingue di fuoco che infiammano il mondo e quanto in esso è contenuto di amore e di pace, di giustizia e di fedeltà, di pazienza e di mitezza, di dominio di sé e di benevolenza. La Pentecoste potrà pienamente realizzarsi con la nostra coerente testimonianza di vita, il nostro costruttivo impegno, la nostra opera di evangelizzazione misericordiosa e tenera, semplice e determinata, coinvolgente e appassionata. 
In questo tempo di Pasqua impegniamoci ad invocare i doni dello Spirito Santo per sentire in noi la fiamma che arde e provochi quella spinta in avanti, orientando il nostro vagare verso il mondo intero, non più verso le periferie, ma il mondo intero che è tutt’una periferia. Il mondo nel suo insieme, con le sue infinite contraddizioni e le sue profonde e incalcolabili ferite sanguinanti, è una periferia esistenziale verso la quale devono dirigersi i nostri passi. È il cammino della misericordia quello che siamo chiamati a percorrere con la nostra testimonianza cristiana. 
«Pace a voi» è il dono del Risorto che dobbiamo trasmettere senza esitazioni e senza paure, con audacia e con perseveranza. 
Padre Onofrio Antonio Farinola
sacerdote cappuccino 

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