Rieti: Messa in Ospedale San Camillo Giornata del Malato

Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo di Rieti Monsignor Domenico Pompili e sacerdoti

«Chi sono i lebbrosi di oggi?» È a partire dal brano evangelico della guarigione del lebbroso che il vescovo Domenico si è rivolto ai malati, agli operatori sanitari, alle suore camilliane, ai volontari delle associazioni che operano in ospedale, riuniti nella cappella del nosocomio reatino.

Come di consueto, infatti, l’occasione della Giornata mondiale del malato, vede la celebrazione lourdiana del pomeriggio nella chiesa di Regina Pacis, preceduta dalla partecipata messa concelebrata dai sacerdoti impegnati presso l’ospedale San Camillo de Lellis.

La Giornata del malato è il momento centrale dell’azione dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute, che vede il complesso delle attività coordinate dal diacono Nazzareno Iacopini e rivolte ai sofferenti e a quanti si dedicano a loro, idealmente affidate alla protezione della Madonna di Lourdes.

«Al tempo di Gesù – ha spiegato il vescovo – la società intendeva difendersi da tutto ciò che era ignoto, minaccioso, impuro». Un atteggiamento che suscita scandalo al «nostro perbenismo», ma che a ben vedere è tutt’altro che superato. Anche oggi, infatti, ci sono i “lebbrosi”, i “contagiosi”, gli emarginati.

E tra «i nuovi appestati» ci sono proprio i malati, «che spesso non rientrano nella valutazione più importante dell’opinione pubblica e nelle scelte di chi governa». Ma ci sono anche i disabili, «che non riescono a vivere come gli altri», o «gli stranieri».

Dal vescovo è giunto allora l’invito a «guardarci dalla superficialità che ci evita di inquietarci» di fronte alla discriminazione e all’ingiustizia. Va superata questa «società sempre più divisa», nella quale siamo presi da «tante forme di separazione», e il modello da seguire è quello suggerito dal maestro, che allungando la mano e toccando il lebbroso – rischiando il contagio – dice che l’altro gli sta a cuore. È questo gesto, che supera la distanza e la separazione, il distacco e l’apatia, ciò di cui abbiamo bisogno oggi.











Omelia nella Basilica di Rieti

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