Parlano di noi: Il "Madre Giuseppina Vannini" il "piccolo Grande ospedale romano"

Articolo trascritto dall'Edizione n.°6/2018 Rivista Panorama della Sanità


Come richiesto dalla Regione Lazio, ha assunto una organizzazione per offrire all’utenza un doppio triage, per i barellati e per i deambulanti. La presenza di ambulanze proprie del nosocomio, con equipaggio interno, rende indispensabile la formazione di questi operatori, che devono essere preparati a gestire non solo le apparecchiature complesse che si trovano a bordo, ma tutte le emergenze che si dovessero presentare.

È piccolo ma si comporta da grande. L’Ospedale Madre Giuseppina Vannini, pur con i suoi soli 238 posti, infatti, non sfigura certo al confronto con i grandi ospedali romani. È uno dei venti ospedali delle Regione Lazio, inserito nella rete delle patologie tempo dipendente, come ad esempio, l’infarto del miocardio. Dispone di 238 posti letto e, grazie ad un Dipartimento di Emergenza e Accettazione (Dea) di primo livello, vi assiste annualmente poco meno di 45mila pazienti. 

È di proprietà dell’Istituto Figlie di San Camillo, dunque un presidio religioso classificato – associato all’Aris, l’associazione che riunisce le strutture sanitarie gestite da enti e congregazioni religiose – di fondamentale importanza per la sua capacità di assicurare assistenza d’urgenza non solo al territorio specifico in cui opera, il V Municipio del Comune di Roma, ma anche per quanti vivono nella zona dei Castelli Romani. 

Ma è visto come ancora di salvezza soprattutto per le vittime di incidenti stradali che si verificano nelle diverse strade provinciali, a cominciare dalla Casilina, che offrono accesso alla città dal settore sud-est, essendo praticamente il primo punto di Pronto Soccorso che si incrocia lungo il percorso verso Roma. 
Proprio avendo questa consapevolezza i responsabili dell’ospedale hanno concentrato i loro sforzi su quello che oggi è certamente un Dea d’eccellenza. 


Il Vannini, infatti, presenta una spiccata propensione all’emergenza, con circa il 75% dei ricoveri che avviene direttamente da Pronto Soccorso. È questo un servizio di fondamentale importanza che, attraverso la medicina d’urgenza, si occupa della stabilizzazione dei pazienti critici e, nelle condizioni cliniche che lo consentono, cerca di ridurre i tempi di ricovero, unendo anche un altro obiettivo: non esporre i pazienti a rischi di infezioni nosocomiali. 

Si tratta di un servizio all’avanguardia per tecnologie e professionalità, impegnato a rispondere alle sfide di una sanità moderna e attenta al benessere dei cittadini. Come richiesto dalla Regione Lazio, l’ospedale ha assunto una organizzazione per offrire all’utenza un doppio triage, per i barellati e per i deambulanti, tipologie di pazienti che hanno quindi percorsi diversi. Ha al suo interno una sala rossa, 4 box visita, fast track ortopedico, ginecologico e pediatrico. 

Nell’area destinata all’Osservazione temporanea, i pazienti vengono valutati per circa 6 ore, viene fatta una diagnosi e, se necessario, indirizzati ad un ricovero. L’ospedale Vannini vanta inoltre nel suo interno l’Obi, l’Osservazione breve intensiva, con otto posti letto completamente monitorizzati. 
Qui i pazienti, con patologie che richiedono un rapido percorso diagnostico-terapeutico, vengono osservati per 36 ore e, in linea con le linee guida della Regione, più del 70% dei casi sono rinviati a domicilio. 

Altro fiore all’occhiello della struttura è la ventilazione non invasiva (Niv) per la terapia delle insufficienze respiratorie acute. Questa metodica, che viene applicata direttamente dai medici urgentisti al Pronto Soccorso, nei pazienti con adeguata indicazione consente di evitare l’intubazione e le complicanze a questa connesse. 

Attualmente la struttura ha a disposizione 7 ventilatori per la Niv, che consentono di trattare annualmente più di 300 pazienti. 

Per un ospedale come il Vannini, la formazione continua del personale, medico e non, è una priorità assoluta. Oltre a medici ed infermieri con brevetti sia per la rianimazione cardiovascolare che per l’approccio al paziente traumatizzato, si sta portando avanti l’impegno a qualificare in maniera sempre maggiore anche gli oss e gli ausiliari.

La presenza di ambulanze proprie del nosocomio, con equipaggio interno, rende indispensabile la formazione di questi operatori, che devono essere preparati a gestire non solo le apparecchiature complesse che si trovano a bordo, ma tutte le emergenze che si dovessero presentare. 

L’approccio umano che contraddistingue questa struttura ospedaliera è prima di tutto la capacità di essere accoglienti, e il Pronto Soccorso, che è l’ingresso dell’ospedale, per venire incontro all’utenza, ormai multietnica, si avvale di una comunicazione multilingue, di grande utilità per interfacciarsi con i pazienti immigrati. Il 22% degli utenti che si rivolgono al nosocomio, infatti, è di origine straniera. 

Il sabato, inoltre, è stato istituito un ambulatorio dedicato ai pazienti con disagi sociali, con la opportunità di effettuare la tessera sanitaria temporanea. 

Un altro esempio di come l’accoglienza rappresenti una delle priorità del servizio offerto ai pazienti che si rivolgono all’ospedale è la recente attivazione di un percorso, “Fiocchi in Ospedale”, per i genitori di bambini nati presso la struttura e che si trovano in difficoltà socio-economiche. Esso rappresenta un esempio di buon senso e coerenza da considerare anche come modello nella riorganizzazione dell’attività assistenziale dei grandi ospedali pubblici. 

Quella che l’Ospedale Madre Giuseppina Vannini intende portare avanti con  impegno è una mission speciale che va oltre la medicina. È necessario riportare la persona al centro del processo di cura, considerando prioritaria la premura verso quella umanità ferita che chiede prossimità e comprensione. I medici e tutti gli operatori che ogni giorno nella struttura sono al servizio dei sofferenti sono convinti che non sia possibile curare bene chi non si conosce, convinzione che, a livello operativo, si esplica garantendo una continuità assistenziale: il soggetto viene preso in carico da professionisti che lo accompagneranno fino al momento delle dimissioni, attuando dei percorsi personalizzati. Ne deriva una particolare valorizzazione del rapporto medico-paziente che privilegia lo sguardo alla persona e non solo alla malattia, perché, come diceva il fondatore della congregazione a cui afferisce il nosocomio, (Figlie di San Camillo. Ndr) San Camillo De Lellis, è necessario “contemplare il Creatore nella creatura”: al Vannini non ci sono pazienti, ma esseri umani bisognosi di attenzione.


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