Novena di Natale: Commento alle Antifone maggiore 17 e 18 dicembre

"O Sapienza,
che esci dalla bocca dell'Altissimo,
ti estendi ai confini del mondo,
e tutto disponi con soavità e con forza. 
Vieni, insegnaci la via della saggezza" 

(Prima Antifona maggiore)

Con la liturgia odierna ci imbattiamo in quelle che comunemente chiamiamo "Antifone O", ovvero le "Antifone maggiori". Sono denominate "Antifone O" proprio perché sono delle esclamazioni, esprimono il grido della Chiesa che invoca la venuta del Signore, evidenzia lo stupore che anima l'attesa. Ogni giorno il Messia è invocato con un "titolo" diverso che la Sacra Scrittura gli attribuisce. 

La Chiesa esclama, grida la sua fervente attesa, manifesta il suo stupore. Per questo ci chiediamo: come stiamo vivendo questo ultimo tratto del percorso di Avvento? Il nostro cuore frema per l'attesa del Signore Gesù? Quanto e come attendo? Da quali sentimenti sono animato in questo tempo di attesa? 
Sette sono le Antifone, cioè fino al giorno 23. E il 24? Quel giorno avremo una risposta certa e consolante. E sarà meraviglioso scoprire quella risposta! Lo vedremo insieme proprio il giorno 23.

Mentre ci poniamo le domande di cui sopra, quasi fossero un esame di coscienza per una riflessione nell'imminenza del Natale, vediamo quale "titolo" attribuisce oggi la liturgia al Messia.

Gesù è invocato come "Sapienza dell'Altissimo". Gesù è il "sapore" di Dio. La parola "sapienza" ha origine da "sapio-is", ovvero "che ha sapore" e "che da origine", e quindi dolcezza, che da senso a tutto l'universo ("che tutto disponi con forza e dolcezza"). Gesù è il sale, ma è anche la dolcezza che da gusto al mondo, che lo orienta verso la giusta direzione, da ordine, lo rinnova con il suo sacrificio d'amore, lo rigenera con la sua misericordia, lo inonda di speranza nuova.
Sei tu il mondo di Dio! E' dentro di te che Gesù viene a stabilire la sua tenda per abitarti e dare un senso vero e nuovo alla tua vita. Accoglilo, invocalo, attendilo!

"O Signore,
guida della casa d'Israele,
che sei apparso a Mosè nel fuoco di fiamma del roveto 
e sul monte Sinai gli hai dato la legge:
vieni a liberarci con braccio potente" 

(Seconda Antifona maggiore)

Gesù oggi è chiamato "Signore". E' un "titolo" che gli vien attribuito con l'evento della Risurrezione. Ma qui stiamo prima di quell'evento straordinario. Ciò mette in evidenza il suo essere Figlio di Dio, e quindi, della stessa sostanza del Padre.
 
Come Dio liberò il popolo d'Israele nel suo cammino esodale, così Gesù, che è Signore e ha "ogni potere in cielo e in terra", noi lo invochiamo perché ci liberi in questo nostro esodo, in questo nostro cammino dalla miseria umana, dalla fragilità, dal peccato. 
Come un tempo il Padre ha liberato e ha sostenuto nel suo cammino il popolo di Israele, così oggi Gesù lo attendiamo continuamente perché liberi il nuovo popolo, sostenga il popolo della Chiesa, che è l'Israele di oggi. 

Gesù è il Signore perché è la guida della Chiesa ("guida della casa di Israele"), è il "capo del corpo", come direbbe san Paolo in una sua lettera. 
La Chiesa è si umana, ma ha un "capo", che è Cristo Signore. E' lui il pastore che la guida, che la sorregge, e quando l'uomo, o "gli uomini di Chiesa", cercano di impadronirsi del nuovo popolo, non fanno altro che distruggerla, che condurla nell'arido deserto, disperderla, confonderla. E' Gesù l'unico riferimento per la Chiesa, perché lui l'ha fondato. E non gli uomini. 

Invochiamo oggi il Signore della Chiesa, colui che l'ha generato a prezzo del suo impegno d'amore, perché le dia nuovo vigore e nuova linfa vitale per essere nel mondo faro di speranza e stella che brilla nel buio della storia.


don Onofrio Farinola

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