Meditazione Novena di Natale Ottava Meditazione: I PASTORI

Ottava Meditazione: I PASTORI

«Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento 
che il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2,15)

      così dicono i pastori dopo l’annuncio fatto dagli angeli. È un insegnamento molto bello che ci proviene nella semplicità della descrizione. A differenza di tanta gente intenta a fare mille altre cose, i pastori diventano i primi testimoni dell’essenziale, cioè della salvezza che viene donata. Sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’avvenimento dell’Incarnazione. A Dio che ci viene incontro nel Bambino Gesù, i pastori rispondono mettendosi in cammino verso di Lui, per un incontro di amore e di grato stupore. È proprio questo incontro tra Dio e i suoi figli, grazie a Gesù, a dar vita alla nostra religione, a costituire la sua singolare bellezza, che traspare in modo particolare nel presepe. (Cf. Lettera Papa Francesco sul Presepe) 

      “Gesù, i pastori non sono soltanto i primi "abusivi" "non aventi diritto" "esclusi" da Te accolti e desiderati. 

     Appartengono anche alla razza - spero non in via di estinzione - delle "creature di movimento" che Tu prediligi. Io, purtroppo, ho maturato la vocazione del sedentario. Continuo a stare accovacciato accanto al mio focherello, custodendo il gregge delle mie placide abitudini. Sonnecchio al tepore rassicurante di quello che so, di ciò che ho letto sui libri. Nessuna musica di angeli riesce a svegliarmi, scuotermi, mettermi in piedi. La mia fede è statica, la speranza compressa in spazi ristretti, la carità incasellata in rigidi schemi. Una vita senza slanci, senza sussulti, vaccinata contro gli imprevisti niente può inquietare la mia tranquillità anestetizzante. Tutto programmato, regolamentato, calcolato. Niente sorprese. Non amo il movimento. Nessun gesto insolito, spontaneo. Nessuna decisione che esprima una rottura rispetto alle consuetudini. 

     Di fronte a un tormentoso interrogativo, consulto un testo. Allo spuntare di un sospetto, di un dubbio, mi metto a ragionare (o sragionare) per rassicurarmi. 

     Mai che mi salti in testa di precipitarmi in strada a cercare, esplorare, scoprire qualcosa di insolito che metta in discussione tutta l'esperienza accumulata. Provocato da un avvenimento, cerco di inquadrarlo nei miei schemi mentali, nella mentalità corrente, temendo di dover rivedere i miei punti di vista, i principi, i punti fermi (che poi sono piuttosto traballanti). Mi riconosco nei consiglieri di fiducia di Erode che, interpellati circa un fatto sensazionale, si agitano e non trovano di meglio che sfogliare le loro polverose pergamene, invece di mettersi in cammino insieme a quegli individui bizzarri venuti da lontano (Mt 2,4-6). 

      Gesù, non so se nel mio caso bastino la musica, le trombe celestiali e i canti degli angeli per mettermi in posizione verticale, oppure sia preferibile un robusto strattone come usavano certe mamme per buttar giù dal letto i figli pigri. Decidi Tu. Ma vorrei che il Natale fosse l'occasione per recuperare il gusto di camminare. 
Amen
Da una meditazione di Alessandro Pronzato

P. Modesto Ouedraogo camilliano, cappellano casa generalizia Grottaferrata


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