Omelia: Messe esequiale di Suor Vincenza
Il brano del Vangelo ci consegna un breve racconto dell'ultimo momento di Gesù sulla croce. Viene descritto tutto ciò che accade nel mondo intero e anche nel tempio, simbolo della maggiore presenza di Dio. Il tempio è il luogo dove Dio dimora. Qualcosa di strano si osserva: il mondo si oscura, il sole si spegne e si squarcia il velo del tempio che separava i giudei dai popoli maledetti della terra. Nel buio e nell'oscurità totale in cui solo regna il silenzio in modo assoluto, una voce si fa sentire.
Questa voce grida. Nel suo gridare, questa voce ci indica una presenza che trascende la storia anche sé la storia stessa è testimone del dramma che sta per accadere. Questo gridare spacca la storia e la apre al dialogo con Dio. Questo gridare dimostra che il male, la morte e il dolore sono limitati nel sottomettere l'umanità. Possono infatti sfigurare il volto di una persona, renderla fragile e debole, rubare la sua bellezza e il suo splendore, infine rendere la persona inerte togliendo gli il soffio, creando la morte che è apparentemente il più grande insuccesso dell'uomo. Tutto sembra finito al livello carnale, fisico: smettiamo di parlare, di sentire, di vedere. E poi spetterà agli vivi di trattare il corpo come lo vogliono. Gesù ne è ben consapevole e l'ultimo atto che compie è il consegnarsi : "Padre nelle tue mani, consegno il mio spirito".
E il testo aggiunge: Detto questo, spiro. Intorno al crocifisso c'è il buio ma dentro brilla la luce, il crocifisso è circondato dall'oscurità che impaurisce tutto il creato e fa tacere tutto; ma interiormente si sente sorretto dalla mano invisibile del Padre. Perciò non vede il suo morire come una scomparsa anonima e assurda ma come un essere ricevuto e accolto dal Padre.
Gesù ha gridato a nome dell'umanità intera. Ogni nostro sospiro, gemito e disperazione viene riecheggiato dal suo gridare per poi raggiungere il cuore del Padre. "Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera" (salmo 129).
In questa celebrazione eucaristica noi crediamo che Cristo grida al Padre a favore della nostra carissima Vincenza. Si, Cristo grida e il Padre lo ascolta. Il Padre lo guarda e vede che Cristo non è solo, c'è accanto al suo Figlio, la sua benedetta e amata Vincenza che ha cercato nella fatica, nel dolore di conformare la sua vita a quella di Cristo. Il Padre guarda il Figlio e vede al suo fianco la nostra Sorella Vincenza coperta dal sangue salvatore del Figlio. Possiamo confessare con San Paolo che "se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui".
Imploriamo con fiducia la misericordia di Dio per la nostra sorella Vincenza affinché sia accolta nella luce beatifica del Cristo risorto in compagnia di San Camillo, Santa Giuseppina, Beato Luigi Tezza e tutti martiri della carità.
padre Pascale religioso camilliano
Riposa in pace carissima Suor Vincenza,
la tua comunità di Grotta ti saluta!
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