Settembre Mese dedicato al Beato Padre Luigi Tezza

25 settembre

9° giorno della Novena in preparazione alla Festa del Beato

Ogni giorno pubblicheremmo parte della Tesi di Magistero in Scienze Religiose indirizzo catechetico La virtù della carità in Padre Luigi Tezza di Suor Haida Echevarria Schmidt. 


Per Padre Tezza, dunque, gli ospedali sono un paradiso e la cura agli ammalati è: «fare l'ufficio degli Angeli, che è quello di aiutare e consolare gli infermi ed imitare Gesù, che nella sua vita pubblica non fece che guarire i poveri infermi che a Lui ricorrevano-.!" Ecco allora che le qualità di coloro che servono gli infermi «devono essere la dolcezza e la carità. Dolcezza nelle parole, nella voce, nel tratto, nel rispondere, delicatezza nel servire e carità nel servire». 

È interessante notare qui che P. Tezza mette in primo piano le qualità umane, qualità con le quali prima di tutto si stabilisce un relazione d'incontro con la persona malata. La salute infatti ha bisogno di relazioni, sia con se stessi come riappropriazione della corporeità, sia con ogni uomo che deve essere accostato sotto la visione di fratello prossimo. Le qualità della dolcezza e della carità sono rapportate a quelle degli Angeli, perché colui che serve il malato deve essere, a loro pari, strumento della consolazione divina. 

Nel momento della malattia e del dolore la domanda su Dio diventa essenziale e la risposta più soddisfacente passa attraverso le relazioni. Scrive un teologo riflettendo sulla sua esperienza di malattia: «Dio è presente perché il l'amore è farsi presente all'altro nel bisogno. Dio si è reso presente all'uomo nel suo amore. Il mistero cristiano è tutto qui: la Parola si è fatta carne per amore. Se resta soltanto parola, la stessa teologia non obbedisce al dinamismo dell'incarnazione. In questa scoperta sta il regalo che l'ospedale mi ha dispensato. È come se Dio fosse uscito da ciò che pensavo di lui, si fosse liberato dai miei schemi. Mi accorsi che anche la mia era una teologia ancora troppo spiritualistica e appropriativa: pretendevo di sistemare Dio. Invece lui è al di qua delle nostre parole egli è nell'umiltà delle cose, delle persone e nelle presenze». 

Ancora, per il Tezza colui che serve gli infermi, membra sofferenti del Cristo, deve essere disposto «per la carità a fare qualunque più doloroso sacrificio non solo delle forze, delle comodità della vita, ma quelli soprattutto della natura, della volontà e dell'amor proprio». Nel sacrificio spirituale, fatto da chi ha un retto concetto della divinità, la cosa offerta deve sempre includere in qualche modo la vita e l'intera persona. Infatti nella costituzione intrinseca del sacrificio si possono distinguere due elementi, la forma e la materia: la forma del sacrificio sarebbe l'animo interno, la volontà, l'intenzione di colui che fa l'offerta; la materia può essere, totale e parziale. Totale si offre la propria vita; parziale sono le manifestazioni più varie della persona, come l'onore, il lavoro, lo spendere la vita per il bene dell' altro. Ma in fondo è l'esistenza che deve essere trasformata in sacrificio spirituale (Cf. Pt 2,54) In questa prospettiva si fa esperienza di Dio e si diventa trasmettitori del suo amore. Karl Rahner parlando della necessità del fare l'esperienza della grazia di Dio afferma: «Se avremmo rinnegato la nostra volontà, se ci sapremmo svestire da noi stessi [ .. ], allora cominceremmo a vivere nel mondo stesso di Dio, del Dio della grazia e della vita eterna»

continua.....


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