Ottobre Mese dedicato a Santa Giuseppina Vannini

Durante questo mese ci lasciamo guidare dall'elaborato "Giuseppina Vannini Il carisma di fondatrice" presentato come tesi per conseguire il grado accademico di Magistero in Scienze Religiose di Suor Maria Herminia Dieguez nell'anno 1990.

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Dunque questa ragazza, riservata per indole, per vicende personali e per scelta consapevole, solo alle persone più intime e più accorte manifestava il lavorio interiore della grazia e suscitava l'impressione che Dio volesse coinvolgerla sempre più nei suoi piani. 

In Giuditta sembra scontato che il tempo della sua prima Comunione e della Cresima (che allora si amministravano nel periodo dell'adolescenza e in genere nello stesso giorno, e rivestivano un valore eccezionale nella vita di una giovane) segni l'inizio della sua maturità cristiana e anche della sua chiamata alla vita religiosa. 

Le esigenze di amore e d'intimità proprie dell'eucaristia vennero illuminate ed orientate verso la prospettiva di un amore pieno per Cristo, in cui Giuditta intendeva da sempre fissare la sua vita. Il suo pensiero era preso da Lui; si può trovare qui la ragione intima di quel suo costante silenzio, raccoglimento e nascondimento da cui scaturiva la preghiera, la ricerca dell'amore personale al Signore. E che in lei tale atteggiamento non fosse frutto di scontrosità, isolamento o fuga della realtà, era chiaramente dimostrato dal fatto che sempre era pronta a ogni attenzione e servizio. 

«Dio abita nelle quiete e coltiva il silenzio» afferma lo Pseudo-Dionigi. In questo «alto silenzio» - fa eco Santa Teresa d'Avila - operano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo». Silenzio che significa varie cose: abbandono di altri interessi, serenità, offerta, rinuncia, e, non ultimo, nascondimento, cioè volontario vivere solo per Cristo. 

E' una costante nei ricordi riguardanti Giuditta l'affermazione delle compagne le quali dicono che da giovane era rimasta «nascosta», perciò spesso non capita. «Dalle poche relazioni che mi è stato possibile raccogliere dalle mie compagne e contemporanee della nostra cara Giuditta [testimonia la signora Anna Dalla Vecchia, sua antica compagna di orfanotrofio] tutte sono unanimi nell'attestare che era un'anima nascosta»; più avanti: «[ ... ] 

L'umile fiore è stato troppo nascosto per poter dire qualcosa di rilevante nella sua vita [ ... ]» (91). Però, osserva: «A un accorto osservatore non sarebbe sfuggita la spiritualità di quell'anima, che non curandosi affatto dell'opinione altrui, era volta ad altri lontani orizzonti» (92). 

Ma se la fisionomia più interiore di Giuditta rimane sostanzialmente nascosta ai più, i suoi frutti nel campo spirituale e sociale sono oggi palesi; quei «frutti dello Spirito» che, sono la più sicura testimonianza della vita divina nell'anima (cf. GaI 5,22). 

Di carattere forte, di pronta decisione e portata al comando, Giuditta era disposta a rendersi utile anche a chi l'avesse offesa o interpellata in modo importuno e scortese. «Prendere o lasciare un lavoro, sostituire questa o quella delle sue compagne, disturbata inutilmente, chiamata e rimandata, si alzava, si muoveva, obbediva senza lasciar trapelare quella motivata contrarietà, scusabile anche nei santi», assicura Anna Dalla Vecchia. 

Una base umana e cristiana, dunque, in cui il seme della parola di Dio poteva germogliare e crescere, ogni invito essere percepito e preso in considerazione. 

continua....


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