L'Incontro
Celebrare il Natale è festeggiare un insieme di incontri, il primo dei quali è senza dubbio l'incontro fra il cielo e la terra : «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14), è scritto nel Prologo di San Giovanni.
I racconti evangelici di Natale, quelli riportati in Matteo e Luca, ci parlano di un cielo aperto sulla terra: la presenza degli angeli annunciatori ne sono il segno più grande. Quella notte gli uomini più umili, più rozzi e solitari -i pastori- divennero veggenti e mistici, incontrando un angelo annunciatore di Cristo. La terra - rappresentata dai custodi di greggi e armenti- si incontrò con il cielo -gli spiriti beati- perché a loro volta incontrassero il Salvatore. Nella Bibbia, quando Dio invia un angelo a una creatura umana, sta per accadere qualcosa di nuovo. Così è avvenuto per Maria, che incontrando Gabriele Arcangelo, scopre in sé la novità della maternità divina; l' incontro può avvenire anche in sogno, quando le difese sono abbassate e la parte inconscia è totalmente scoperta: così avviene per Giuseppe, che sognando un angelo, capisce il suo ruolo di custode nella storia; così per i Magi, che parimenti incontrano l'angelo in sogno, e desiderano ritornare per una nuova strada.
L'incontro genera una novità. Quando un incontro è voluto e permesso da Dio, la novità è sempre positiva ed è per una salvezza comune. Grazie all'incontro tra cielo e terra, tra angeli e uomini, gli uomini si ritrovano a rimirarsi nella loro diversità: una famigliola sconosciuta incontra l' oriente (i magi) e il proprio popolo (i pastori), la saggezza e la rozzezza, la ricchezza e la precarietà. L'incontro permesso da Dio riconcilia gli opposti.
Ma c'è chi non vuole incontrare, o sfrutta gli incontri per i propri scopi. La figura di Erode è immagine dei sentimenti che neanche a Natale riescono a trasformarsi .
Erode non vuole incontrare. A lui basta un solo incontro: quello col suo potere. Sapere che un Bambino è il Messia annunciato dalle profezie (e quindi non è lui il prescelto) gli genera invidia. Sapere che dei Sapienti orientali si sono messi in viaggio per incontrare questo Bambino, e quindi vedere che le attenzioni non saranno riversate su lui, gli genera gelosia. La semplicità, la piccolezza, la meraviglia del racconto dei Magi, il sapere che le profezie sono giunte a compimento, il Natale del Bambino Gesù, nulla di tutto questo riesce a trasformare i suoi sentimenti negativi. "L'Incontro" di cui il Natale è intriso può lasciare indifferenti se nel cuore è già nato un abominio: la sete di potere e il protagonismo.
Dio a Natale ci riserva tanti incontri, il primo dei quali è con il bambino che è nel nostro cuore. Anzi, vi sono due bambini da incontrare nel nostro cuore: uno è ferito, l'altro è divino. Se si incontra il ferito e lo si riabbraccia, si accoglierà finalmente il bambino divino con la sua novità, la sua voglia di vivere, di crescere, di fare qualcosa per il mondo e di incontrare a sua volta gli altri. Natale può generare questi incontri interiori. Ma Natale, con la contemplazione della Natività così come è raccontata dai Vangeli, ci riconduce alla preziosità degli incontri con le altrui diversità. Quanti incontri facciamo! Un'immensa ricchezza. I doni dei pastori e i doni dei Magi sono immagine dei doni che gli altri ci portano incontrandoli, nella loro diversità. Doni di diversità senza invidia e senza gelosia.
Quest'anno molti incontri con parenti e amici saranno limitati. Ciò non toglie che Dio voglia rincontrare l'uomo. Il cielo si apre ancora sulla terra affinché la terra impari a ricongiungere gli opposti, a partire dal nostro cuore con le sue ferite e la sua regalità. Gli angeli di Dio incontrano nuovamente gli esseri umani per risvegliare in loro il desiderio dell'incontrarsi e della preziosità di chi oggi non possiamo più, o non possiamo ancora incontrare. Natale è la trasformazione delle nostre realtà familiari e comunitarie in miriadi di piccoli o grandi presepi, luoghi di incontro delle diversità, e luogo di incontro degli uomini con Dio.
Buon cammino verso Betlemme e grazie per aver meditato con me.
Mille benedizioni, p. Alfredo Maria Tortorella, m.i.
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