Ioseph obœdientissime di Mons. Vincenzo Peroni

Nell’esultanza della gioia pasquale, la Chiesa con la sua preghiera liturgica, invoca la discesa dello Spirito Santo e la pienezza dei Suoi doni. 
L’Apostolo Paolo nella Lettera ai Galati (5,22) ci insegna che l’azione interiore e potente dello Spirito Santo produce nella vita del credente un frutto che si manifesta in molteplici virtù. Egli ne elenca sinteticamente nove, per esprimerne la perfezione e la pienezza.
Questo elenco si conclude con la virtù definita “dominio di sé”! Forse uno degli aspetti meno considerati nella predicazione ecclesiale e nella meditazione personale dei fedeli.

Eppure questa virtù ci rimanda a una dimensione fondamentale del nostro Battesimo: la regalità!

Il Battesimo, configurandoci a Cristo Gesù, ci rende Sacerdoti, Re e Profeti. 
Certo siamo costituiti “re” secondo la regalità di Cristo: esattamente il contrario della distorta e deviante idea di autosufficienza e totale autonomia che pervade la mentalità dell’uomo del XXI secolo e che rasenta il patologico delirio di onnipotenza.

Oggi si esalta l’uomo che “si è fatto da sé”, che non deve ringraziare nessuno per i successi della sua vita. Ma la conseguenza più drammatica è il crescente diffondersi di isolamento, di depressione e di senso di fallimento. 

Nulla fa emergere di più la condizione di fragilità creaturale dell’uomo quanto l’illusione di essere onnipotente, invincibile e il centro della propria vita.

Il “dominio di sé”, frutto dell’azione dello Spirito Santo, è l’umile capacità di custodire e orientare tutte le proprie facoltà intellettuali, spirituali e operative nella conoscenza della verità e del bene e all’obbedienza a quanto si è riconosciuto vero e buono, senza cedere alla schiavitù delle passioni e delle opinioni personali.

San Giuseppe, che nelle litanie invochiamo obbedientissimo, incarna perfettamente questa virtù!

Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore (Mt 1, 24).
Educato all’ascolto della Torah, consapevole di non essere l’autore della sua vita, ma umilmente grato al Signore per tutti i doni e i benefici quotidianamente ricevuti, attento a vivere costantemente sotto lo sguardo dell’Altissimo, Giuseppe dimostra che la sapienza e la giustizia consistono nel cercare la Verità e il Bene, per aderirvi senza tentennamenti. 

E, proprio attraverso la sua obbedienza, Giuseppe è divenuto strumento per il compiersi delle antiche profezie messianiche, fatte da Dio alla casa del Re Davide, alla cui discendenza l’umile sposo di Maria apparteneva.

Un lettore attento della vicenda umana e spirituale del giusto Giuseppe viene certamente colpito dalla prontezza della sua obbedienza. 
All’Angelo che gli indica di prendere con sé Maria, nel cui grembo era ormai presente il Figlio di Dio, Giuseppe risponde con un silenzio obbediente e un agire eloquente: “fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore”.

All’Angelo che gli indica di fuggire in Egitto, ancora una volta risponde agendo: “…fuggì in Egitto”.
Di nuovo, tornerà in patria obbedendo concretamente alle indicazioni ricevute in sogno dall’Angelo.

La cultura contemporanea, figlia delle velenose convinzioni del relativismo, della negazione della verità e della “emancipazione” dell’uomo da Dio, disprezza un tale atteggiamento, ascrivendolo a mancanza di dignità, di “maturità”.

Giuseppe, invece, dimostra una grandezza singolare, proprio nella sua capacità di obbedire.
Davanti alle difficoltà non cerca una via di fuga comoda e rassicurante, benché tutelata dalla legge mosaica, ma il vero Bene.

Scruta con intelligenza la realtà, che gli viene incontro in modo sorprendente e, per certi versi, violento, ma non cede all’istintività e alle passioni. Tantomeno cerca la difesa della propria onorabilità. Il suo riflettere pacato e intelligente è segno della disponibilità a ricevere una luce dall’Alto. 

Le passioni e le opinioni della gente rendono prigionieri: solo la Verità rende liberi!

Nell’obbedienza al Signore, san Giuseppe concilia ciò che umanamente spesso sembra inconciliabile: giustizia, verità e carità!

Da buon artigiano, Giuseppe, nella sua bottega a Nazareth, ha imparato che un lavoro ben fatto richiede paziente e generosa dedizione ai particolari, anche quelli nascosti, e umile disponibilità ad apprendere i segreti dell’arte da chi la conosce meglio e la esercita da tempo.

Con la sua silenziosa e docile obbedienza, Giuseppe ha fatto il più grande dei suoi capolavori: ha contribuito efficacemente al compimento della Salvezza!

Lo Spirito Santo, per intercessione di San Giuseppe, scenda abbondante sulla Chiesa e in ognuno di noi, ci renda partecipi della stessa regalità di Gesù e di Giuseppe, produca in noi il frutto del “dominio di sé” e ci aiuti a scoprire che solo nell’obbedienza al Signore riposa la nostra vera libertà, la nostra grandezza di uomini e la possibilità di orientare la storia al suo vero compimento.

Ioseph obœdientissime, ora pro nobis!

Mons. Vincenzo Peroni 

Sacerdote della Diocesi di Brescia, vicario parrocchiale a Sarezzo (1994-1999) e a Manerbio (1999-2008); assistente dell'Azione Cattolica (2008-2009); direttore spirituale dei diaconi permanenti (2009-2010); cerimoniere vescovile (2009-2010); a seguito della Visita di Papa Benedetto XVI a Brescia (2009), fu chiamato in qualità di Officiale all'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Ponteficie (2010-2020). Cerimoniere pontificio prima di Papa Benedetto XVI e, poi di Papa Francesco (2012-2020) dal 2020 è in servizio pastorale presso la Custodia di Terra Santa.

Scultura Santuario della Grotta del Latte 
dove Maria e Giuseppe si rifugiarono prima di raggiungere l’Egitto (Terra Santa)

Particolare della espressione di Giuseppe



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