Febbraio Il Video del Papa Per i malati terminali

"Preghiamo perché i malati nella fase terminale della propria vita, e le loro famiglie, ricevano sempre la cura e l’accompagnamento necessari, sia dal punto di vista sanitario che da quello umano". Papa Francesco – FEBBRAIO 2024

Ci sono due parole che alcuni, quando parlano di malattie terminali, confondono: inguaribile e incurabile. E non sono la stessa cosa.

Anche quando le possibilità di guarigione sono minime, tutti i malati hanno diritto all’accompagnamento medico, all’accompagnamento psicologico, all’accompagnamento spirituale, all’accompagnamento umano.

A volte non riescono a parlare, a volte pensiamo che non ci riconoscano, ma se teniamo loro la mano capiamo che sono in sintonia.

Non sempre si ottiene la guarigione. Ma possiamo sempre prenderci cura del malato, accarezzare il malato.

San Giovanni Paolo II diceva: “guarire se possibile, aver cura sempre”.
Ed è qui che entrano in gioco le cure palliative, che garantiscono al paziente non solo un’assistenza medica, ma anche un accompagnamento umano e vicino.

Le famiglie non possono essere lasciate sole in questi momenti difficili.
Il loro ruolo è decisivo. Devono disporre di mezzi adeguati per fornire il supporto fisico, il supporto spirituale, il supporto sociale.

Preghiamo perché i malati nella fase terminale della propria vita, e le loro famiglie, ricevano sempre la cura e l’accompagnamento necessari, sia dal punto di vista sanitario che da quello umano.

Videomessaggio che rivolge a ogni credente attraverso la Rete Mondiale di Preghiera del Papa


La guarigione e la cura

Una coppia, di spalle, guarda il mare: il ragazzo abbraccia la ragazza, rimasta senza capelli a causa della chemioterapia. Una bambina è sul letto del nonno, in ospedale, e lo stringe a sé. Un uomo è al capezzale di suo padre, con una Bibbia sulle ginocchia e un rosario nelle mani. Un’infermiera accompagna in giardino la paziente, che non può più camminare. Un medico spiega a una famiglia il percorso difficile che, d’ora in poi, dovrà affrontare insieme al proprio caro.

A seconda di come le guardiamo, le immagini del Video del Papa di febbraio ci raccontano una serie di fallimenti o di successi: fallimenti, se l’unico risultato accettabile è la guarigione; successi, invece, se l’obiettivo è la cura. Guarire e curare sembrano sinonimi, ma non lo sono. Francesco lo spiega chiaramente: anche quando esistono poche possibilità di guarigione, “tutti i pazienti hanno diritto all’accompagnamento medico, all’accompagnamento psicologico, all’accompagnamento spirituale e umano”. E prosegue: “Non sempre si ottiene la guarigione. Ma possiamo sempre prenderci cura del malato, accarezzare il malato”.

Malati, famiglie e cure palliative

Non c’è posto per i malati terminali nella nostra cultura dello scarto. E non è un caso che, negli ultimi decenni, la tentazione dell’eutanasia si stia facendo sempre più strada in molti Paesi. Francesco ci invita invece a guardare il malato con amore – a capire, per esempio, che un contatto fisico può dare molto anche a chi non è più in grado di parlare e sembra non riconoscere più i propri familiari – e ad accompagnarlo nel modo migliore possibile, per tutto il tempo di cui avrà bisogno. 

Non si tratta di prolungare inutilmente la sofferenza: al contrario, il Papa insiste sull’importanza delle cure palliative e su quella della famiglia, che – come ha scritto nel 2020 la Congregazione per la Dottrina della Fede, nella lettera Samaritanus bonus – “sta accanto al malato e gli testimonia il suo valore unico e irripetibile”.

Sulle cure palliative, Francesco ribadisce che “garantiscono al paziente non solo un’assistenza medica, ma anche un accompagnamento umano e vicino”. Sulle famiglie, ricorda che “non possono essere lasciate sole in questi momenti difficili”, perché “il loro ruolo è decisivo. Devono disporre di mezzi adeguati per fornire il supporto fisico, spirituale e sociale”.

Il Papa conclude quindi chiedendo la preghiera e l’impegno di tutti perché “i malati nella fase terminale della propria vita, e le loro famiglie, ricevano sempre la cura e l’accompagnamento necessari, sia dal punto di vista sanitario che da quello umano”.

Come il buon samaritano

Padre Frédéric Fornos S.J., direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, presente in 89 Paesi, con oltre 22 milioni di cattolici, si chiede: “Perché pregare per questa intenzione? Non sarebbe sufficiente che il Papa facesse una dichiarazione su questo tema? Pregare cambia davvero qualcosa? Sono domande che forse ci poniamo anche noi”. 

E aggiunge: “Quando la malattia bussa alla porta della nostra vita, sentiamo sempre il bisogno di avere vicino qualcuno che ci guardi negli occhi, ci prenda per mano, ci mostri tenerezza e si prenda cura di noi, come il Buon Samaritano della parabola evangelica. 

Questa vicinanza e questo affetto verso le persone in fase terminale potrebbero sembrare accessori e secondari rispetto all’assistenza medica, così come lo potrebbe sembrare la preghiera; tuttavia, questo sostegno è essenziale. È l’amore che si esprime attraverso questi gesti e la nostra preghiera. 

In questi momenti difficili, le famiglie hanno un ruolo decisivo, dice Francesco. Preghiamo, quindi, perché i malati nella fase terminale della propria vita, e le loro famiglie, ricevano sempre la cura e l’accompagnamento necessari”.





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