Africa 1967- 2017: il sogno di padre Tezza si realizza nelle figlie

«Prima di trattare della fondazione in terra africana ci sembra necessario fare una piccola digressione, dove mettere in evidenza il sogno che il fondatore, Padre Luigi Tezza, ha coltivato nella sua giovinezza: essere missionario in Africa. Tale desiderio non si è mai potuto realizzare, solo ora, un secolo dopo, le Suore da lui fondate daranno vita ad una missione nel cuore del continente negro.

Appartenendo alla provincia Lombardo - Veneta, il Tezza ed altri tre suoi compagni sono stati contagiati dal fermento missionario sorto a Verona, verso la metà del secolo XVIII per opera soprattutto di Don Nicola Mazza, il quale ha organizzato diverse spedizioni per l'Africa. Ma la posizioni dei superiori dell'Ordine era di tutt'altro avviso: ritenevano che tale apostolato non fosse conforme allo spirito dell'Ordine Camilliano. L'acuirsi di questo slancio missionario si ebbe quando il parlamento piemontese, il primo luglio 1866, promulgò la legge di soppressione degli Ordini Religiosi.

La dispersione, che i religiosi temevano, li spingeva a coronare il loro sogno della missione, ma la posizione dei superiori di Roma era ben ferma. Padre Artini, responsabile dei religiosi, ritenne opportuno di non comunicare ai giovani aspiranti missionari il "no" categorico di Roma, diede loro soltanto una interpretazione benevola della risposta: "per ora no". Padre Tezza ed i suoi compagni sembravano rassegnati e, mentre attendevano una risposta favorevole dai Superiori dell'Ordine, ecco davanti a loro un nuovo progetto missionario per opera di don Daniele Comboni e il Vescovo di Verona, mons. Luigi Canossa.


Venuto a conoscenza del desiderio dei giovani camilliani, il Comboni, senza indugi, provvide personalmente all'espletamento di tutte le pratiche necessarie all'espatrio, all'insaputa dei Superiori dell'Ordine camilliano. Quando tutto era pronto, il Comboni fissò la partenza per l'Africa per i primi di settembre 18927; i Superiori dell'Ordine, però, venuti a conoscenza del piano, si opposero energicamente. Tre religiosi, convinti dal Comboni e dal Vescovo, partirono ugualmente, mentre il padre Tezza, per amore dell'obbedienza ai suoi diretti Superiori, preferì rinunciare al suo sogno. Nei disegni divini il religioso era chiamato a ben altre imprese; il mosaico meraviglioso della sua lunga vita incomincia a prendere forma e si può comprendere come sia importante nella vita spirituale camminare nel sentiero tracciato da Dio senza voltarsi indietro. Il padre Tezza supererà il suo sogno missionario prima con la nascita delle Figlie Camilliane e in seguito come grande evangelizzatore in terre assai lontane.


Laggiù hanno bisogno di voi ....

I primi contatti per la missione camilliana in Alto Volta inizia con la creazione a Cardinale dell'Arcivescovo di Ouagadougou, mons. Paul Zoungrana, nel concistoro del 22 febbraio 1965, con l'assegnazione del titolo della Basilica San Camillo de Lellis in Roma. I camilliani che già stavano pensando in portare il loro carisma in terra di missione trovano nell'invito del Cardinale una conferma dei loro progetti.
I primi tre padri camiliani : p. Lino del Zingaro, p. Gaetano De Sactis e p. Fernando D'Urbano, arrivarono a Ouagadougou il 12 ottobre 1966.


[...] La Congregazione delle Figlie di San Camillo è stata invitata a collaborare nella missione africana dai Padri Camilliani della Provincia Romana nel territorio facente parte dello Stato dell'Alto Volta - attuale Stato del Burkina Faso - teatro dell'opera iniziata da Madre Giuseppina Calvi (1936-1976)

    Nel carteggio corrispondente all'inizio di questa fondazione, non appare una domanda formale da parte del provinciale della Provincia Romana, p. Andrea Cardone, alla Madre Giuseppina, però dalle successive corrispondenze con il p. Del Zingaro, responsabile della comunità in Alto Volta, si desume che un invito c'è stato e che ha trovato una piena adesione: 


Il 4 aprile 1967, la madre Giuseppina Calvi invia una Lettera Circolare all'Istituto dove rende nota l'imminente fondazione: 
«interpretando , "Volontà di Dio" l'invito dei nostri Padri Ministri degli Infermi della Provincia Romana, e sollecitata dal desiderio ed entusiasmo di alcune mie Figlie, sentito il parere del Consiglio Generale, per una fondazione in Africa, "Alto Volta" sono venuta alla decisione di comunicare ufficialmente la notizia e di invitare quelle sorelle che si sentono chiamate per tale Missione di inoltrare regolare domanda.
Il Signore benedirà il nostro sforzo, Lui vede le grandi necessità presenti, però se non si dà non si riceve nemmeno. Quante buone vocazioni si sono orientate per altri istituti solamente perchè non avevamo missioni in Africa!»

Le numerose domande non si fanno attendere, tanto che il 15 maggio 1967, Festa di Pentecoste, vengono scelte le quattro prime missionarie, che entro l'anno partiranno. Tale scelta viene realizzata con un metodo molto particolare ed edificante.

Guardate Suor Lina (missionaria anche lei in Africa partita due anni dopo, 1969) che ci racconta in persona quel evento significativo per il nostro Istituto.....


In piede: Suor Camilla, Madre Giuseppina e Suor Damiana
sedute: Suor Giovina e Suor Carmelina

Suor Camilla e Suor Carmelina

Suor Giovina


Suor Carmelina Odorizzi

Suor Damiana Barbagallo

Grazie carissime sorelle per la vostra generosa risposta ad essere "una missione" nell'amata terra africana!


Dall'Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium
[...] 273. La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice, o un momento tra i tanti dell’esistenza. È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri. Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dall’altra la propria vita privata, tutto diventa grigio e andrà continuamente cercando riconoscimenti o difendendo le proprie esigenze. Smetterà di essere popolo.

274. Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente, abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura. Egli l’ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria. Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi! [...]


Fonte: Cfr. Tesi di Magistero in Scienze Religiose "L'Espansione Missionaria delle Figlie di San Camillo durante il generalato di Madre Giuseppina Calvi" Sr. Anna Grazia Pinna Anno Accademico 2004-2005


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