USMI 67° Assemblea Nazionale online Sintesi delle relazioni

19 Novembre

Documento finale

Tre interventi chiari, competenti e motivanti sul servizio dell’autorità per “essere misteriosamente fecondi”
- Madre Yvonne Reungoat, Presidente nazionale USMI e Superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice
- P. Luigi Gaetani, presidente della CISM, Ordine dei Carmelitani Scalzi 
- Sr Nicla Spezzati, Consigliera USMI dell'ambito della formazione, Superiora provinciale delle Suore adoratrici del Sangue di Cristo

18 novembre

LA LOGICA DEL VANGELO

Sintesi della relazione Don Luigi Epicoco vita religiosa

La seconda mattinata dell’assemblea è dedicata all’ascolto della relazione di don Luigi Epicoco sul tema: “La logica del Vangelo”, un invito a rileggere la vita a partire dal Vangelo.

Il vangelo si mostra con un’identità precisa: è la persona di Gesù, non un’idea, una persona! Gesù viene ad abitare in mezzo a noi, vive con noi e mostra una passione infinita per le persone mentre polemizza fortemente contro la mentalità del mondo.

Riprendiamo la scena della presentazione di Gesù al tempio e le parole del vecchio Simeone: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione”.

Questo segno di contraddizione riguardo la mentalità del mondo è la vita religiosa. La profezia della vita religiosa è mostrare la contraddizione del nostro modo di essere e di fare che è diverso dalla mentalità del mondo. Se viviamo e pensiamo come il mondo perdiamo la nostra profezia.

Il nostro esercizio dell’ascolto, della cura, dell’amore verso i più piccoli e i poveri, è l’aspetto della vita di Gesù che noi incarniamo e rendono LUI a noi contemporaneo.

Ognuna di noi, attraverso il proprio carisma rappresenta Gesù.

Essere segno di contraddizione vuole dire quindi accettare di essere minoranza, perché andare controcorrente è difficile, è faticoso, ma è normale perché diventa segno di contraddizione rispetto alla mentalità del mondo. Non dobbiamo prendercela con questa fatica. Guai se siamo come il mondo!

Tutti abbiamo paura di questa pandemia, tutti siamo nella stessa barca, ma c’è un modo di vivere questa emergenza che è diverso. Il battezzato vive diversamente il modo di stare nel mondo e noi che professiamo i tre consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza mettiamo in discussione la logica del mondo.

Non dobbiamo relegare i voti alla disciplina perché così non c’è profezia, tanto meno se li leggiamo in chiave moralistica . Sono queste le due derive attraverso cui possiamo tradire la logica del vangelo: la norma e il moralismo. Ricuperiamo quindi la profezia che è nascosta nei voti.

Povertà

Quale logica del vangelo è nascosta nel voto di povertà? La povertà non riguarda la materia (avere più o meno cose), ma la relazione che io ho con le cose. Se cerco di riempire il “vuoto” che è in me con le cose, non vivo la profezia. Siamo infatti chiamati a portare una differenza: vivere in modo sano la relazione con le cose, costruire una relazione sana con la materia, con il creato. Gesù al Giordano riceve la dichiarazione del Padre: “Tu sei il mio figlio prediletto”, poi lo Spirito lo porta nel deserto per la tentazione.

È lo Spirito che ci porta nelle situazioni di prova per vedere se sono davvero figlio, oppure schiavo. Gesù si dichiara Figlio là nel deserto. Le prove a cui siamo sottoposti nascondono una profonda esperienza spirituale perché ci obbligano a tirare fuori il carisma oppure a distruggere quello che è contrario. La prova ci aiuta a diventare più autentici, a smascherare quello che non va. È saggezza imparare a leggere i momenti difficili come provvidenza.

Gesù viene tentato quando è più fragile: ha fame. “Di’ a queste pietre e di diventare pane”. Gesù risponde: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Qui è nascosta una chiave di lettura. Ciò che conta non ce lo danno le cose: è la Parola che parla anche nella mia mancanza. Viviamo la mancanza di vocazioni? Impariamo a leggere: non di sole vocazioni vive la nostra Famiglia religiosa, ma della parola di Dio.

Siamo chiamate e mostrare al mondo una relazione diversa con le cose; il vangelo ci interpella. Non ci dice la soluzione. Gesù invita, ma non obbliga. Il primato di Dio sulle cose!

Castità

Abbiamo purtroppo un’idea riduttiva riguardo il voto di castità perché ci fermiamo all’aspetto affettivo/sessuale. Invece la castità è instaurare relazioni nuove con le persone. Come ragiona il mondo? Usa un atteggiamento predatorio: piegare l’altro a me, uso l’altro per coprire il mio vuoto esistenziale: è del mondo la logica possessiva.

La castità è la profezia della relazione. Il dono di sé. I poveri sanno donare, sanno condividere, anche quello che non hanno. Noi possiamo avere ferite, come tutti, ma questo non può essere una scusa per non donarsi. Guai a mettere la fissazione su queste ferite! Donare la vita ci guarisce!

Nella vita comunitaria manchiamo di castità quando viviamo la logica delle pretese. Questa persona mi è antipatica? Allora sono chiamata ad amarla, a mettere lei al primo posto. Questa è la profezia della castità. Questa è la vittoria della castità in termini relazionali.

Chiediamoci: qual è la qualità delle nostre relazioni?

Non c’è gioia più grande che donare la propria vita. Questa cosa è visibile ed è profezia nel mondo di oggi dove la famiglia è in crisi...

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Sintesi della relazione della prof.ssa Rosalba Manes su:  "Vita consacrata: profezia evangelica" 

La biblista Rosalba Manes inizia la sua relazione con la lettura del brano biblico di Ezechiele al capitolo 37 (la visione profetica delle ossa aride) e invita ad accogliere il soffio dello Spirito che dischiude davanti a noi orizzonti nuovi.

Questo scenario ci aiuta a riflettere sulla situazione che ci troviamo a vivere: la pandemia con il suo strascico di morte, di incertezze, di difficoltà. Ci accorgiamo che la nostra fede è affaticata. Eppure la vita consacrata porta in sé la profezia perché siamo chiamate ad essere annunciatrici di vita dove regna la morte.

Anche il profeta aveva davanti a sé una visione di morte, ossa aride, desolazione, sfiducia, eppure Dio vuole che il suo profeta annunci la vita; vuole che i suoi consacrati siano portatori di vita là dove c’è la morte.

Possiamo meditare il brano biblico riflettendo su queste parole:

1) “Mi disse” – la grazia della parola profetica

2) “Mi portò fuori” – la grazia del deserto

3) “Potranno rivivere” – il precursore: Dio non agisce da solo

4) “Profetizza” – Dio sceglie i suoi profeti

5) “Rivivrete” – vedere la vita dalla prospettiva futura.


1) “Mi disse”. La grazia della parola profetica.

Accogliere la Parola è accogliere un supplemento di anima. Diceva già san Giustino: i cristiani sono nel mondo quello che è l’anima nel corpo. La Parola ci illumina. La Parola rischiara il cammino. La Parola ci rende capaci di profezia. La Parola di Dio proietta il popolo verso un futuro pieno di speranza. Anche per la vita consacrata è così perché la vera Profezia nasce dall’ascolto della Parola.

Il profeta accoglie la Parola e proclama la vita. La Parola di Dio tocca, colpisce, lavora il profeta e gli fa vedere che cosa sta già operando, ma il profeta deve sintonizzare i suoi sentimenti con il sentimento di Dio: la compassione. Il profeta si contraddistingue per la compassione. Non tollera l’ingiustizia. Ha coscienza di essere espropriato, deve lasciarsi lavorare dalla Parola per poter camminare nella visione.

Così la Vita Consacrata, deve lasciarsi plasmare dalla Parola per diventare luce, ma non brilla di luce propria, deve solo diventare trasparente della luce che porta dentro. 

La lettera di Papa Francesco ai consacrati invita a “svegliare il mondo” con la profezia, a interpretare gli eventi come la sentinella del mattino. Compito più che mai attuale perché noi corriamo il rischio di addormentarci. Lasciamoci svegliare dalla Parola perché il mondo ha bisogno dei profeti che sono come gli occhi dell’umanità. Senza occhi il popolo non sa muoversi. Non ci sono profeti tra noi allora spostiamoci nel deserto.

2) “Mi portò fuori”. La grazia del deserto.

Il profeta è portato fuori perché solo nel deserto si ascolta la Parola di Dio senza impedimento. Il deserto parla di morte, di bestie selvatiche, di terra solitaria. Lì si ascolta la Parola. Nel deserto ci troviamo davanti alle difficoltà primordiali e possiamo toccare con mano la nostra profondità interiore. Il deserto è spoglio, è apprendistato della Provvidenza per capire che non si vive di solo pane ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio. Il deserto è il percorso della gestazione del cuore per passare dalla schiavitù al servizio. È tirocinio. È la condizione teologica dove la Chiesa matura nel silenzio parole e stili significativi per dialogare con il mondo. Il deserto è matrice dove nasce l’uomo nuovo. Anche Gesù sceglie questo luogo per essere tutto dedicato al Padre. Nel deserto trova spazio la parola profetica del precursore.

3) “Potranno rivivere”. Nel deserto Dio prepara il suo precursore.

Dio non agisce da solo, coinvolge le sue creature. Il precursore è chiamato a preparare la via di Dio perché nel deserto trova il suo habitat la Parola. Giovanni Battista si allontana da una religiosità ossessiva e va nel deserto. Si lascia “scavare l’orecchio” per poter indirizzare una parola allo sfiduciato, per avere una lingua da iniziati. La parola di Dio scende nel deserto su Giovanni.

Già prima l’angelo Gabriele aveva detto: “Sarà grande davanti al Signore, sarà colmato di Spirito Santo, ricondurrà molti figli d’Israele al Signore”. È un uomo messo da parte da Dio per Dio.

Preparerà un popolo ben disposto. Giovanni visse in luoghi deserti: la maturazione avviene nel silenzio. L’inviato di Dio deve portare il popolo alla conversione. Anche Gesù riconosce il tratto profetico del Battista: “È più di un profeta, è l’Elia che deve venire”. Il precursore indica che Gesù è presente. Ecco la profezia della vita consacrata: indicare il Messia presente nella storia. Aiutare il popolo ad andare oltre le apparenze. Giovanni indica il Messia: “Eccolo è Lui” mostrando uno di cui si conosce l’origine: “Non è il figlio di Giuseppe?”.

“In mezzo a voi c’è uno che non conoscete”. Giovanni inaugura il tempo della Chiesa: rivelare la presenza nascosta di Cristo nel mondo. Come la profetessa Anna che indica in Gesù il Redentore.

Giovanni accoglie la Parola che lo spinge a rivelare il Signore, ma anche a denunciare il male: “Non estorcete denaro, non maltrattate, non rubate più”. Grida e vuole svegliare i dormienti che vanno verso il Giordano perché le incrostazioni dei loro peccati vengano rimosse.

La vita consacrata attrae chi cerca ristoro. Anche scribi e farisei vanno ma non si coinvolgono. Is 43. Voce di uno che grida nel deserto. Gesù è la Parola, Giovanni è la voce e quando c’è la Parola la voce non conta più. “Io devo diminuire lui deve crescere”. Il nostro ruolo nella Chiesa è quello di rivelare la presenza di Dio nel mondo, manifestare la sua tenerezza.

4) “Profetizza”. Il mondo ha bisogno dei profeti.

C’è ancora chi profetizza. La Chiesa è fondata sugli apostoli e sui profeti. Dalla pentecoste a.... 

continua su     ðŸ‘‰Vita consacrata. la logica del Vangelo


17 novembre 

Sintesi del 1 giorno

La situazione inedita della Pandemia ci obbliga quest’anno ad usare la modalità online per la nostra assemblea annuale. È interessante ritrovarci unite un cuor solo e un’anima sola, pur “distanti” fisicamente, ma la comunione tra tutte non conosce distanza!
Puntualmente alle ore 9,30 si dà inizio all’assemblea. Dopo l’introduzione per alcune “note tecniche” a cura di suor Rosanna Costantini la parola passa a Madre Yvonne Reungoat, Presidente USMI Nazionale.

La Madre dà il benvenuto a tutte e legge il messaggio del Prefetto CIVCSVA, Card. João Braz de Aviz che esprime il suo ringraziamento per la vita consacrata femminile dicendo: “La vita religiosa in Italia ha fatto un percorso di speranza, e lo Spirito la esorta a continuare a farlo, a non stancarsi di seminare bontà, mettendo a disposizione ciascuno dei suoi carismi, tutti insieme, con un unico scopo: testimoniare che oltre le paure, c'è l'Amore di Dio che accoglie, accompagna, guarisce, educa, conforta, ascolta, guarda e si mette accanto alla nostra vita, in tanti modi, attraverso tante persone di buona volontà. Invio a tutte un cordiale saluto nel Signore, e la mia benedizione”.

Madre Yvonne dà quindi inizio all’assemblea con il saluto che viene qui riportato in sintesi: “È bello poterci incontrare e condividere alcune riflessioni sulla vita religiosa in Italia Questo tempo di pandemia ci sprona a vivere un’esperienza piena di sfide e di nuove opportunità, di cambiamenti profondi. Sentiamo il desiderio e il bisogno di ritrovarci insieme per dialogare, condividere attese e speranze, cercare insieme il volto della vita religiosa in questo tempo, inedito, difficile, che tanto ci interroga, che ci invita a guardare “oltre”, proprio per questo stimolante.

“È importante continuare a discernere insieme il cammino da seguire perché la nostra presenza nella società e nella Chiesa abbia il volto che la gente attende, che desidera, che ci fa mediazione dell’amore preveniente del Padre, che permette ai nostri contemporanei di incontrarlo e di sentirsene amati”.

“Vivremo questa Assemblea nazionale, con lo sguardo a questo Paese e alle nostre molteplici presenze in esso, alle attese che portiamo in cuore e alle nuove domande che ci raggiungono in un tempo di gravi difficoltà economiche, emotive, affettive per tanta parte dei suoi abitanti, di preoccupazioni per la salute e la tenuta delle società, per un nuovo modo di intendere le relazioni sociali, per la ricerca di nuovi strumenti di coesione nazionale che rimettano al centro le persone e la loro vita”.

“Quando abbiamo programmato questa Assemblea nazionale non potevamo neppure immaginare che sarebbe sopravvenuta una pandemia, eppure già allora avevamo scelto lo stesso tema che ci accompagnerà in questi giorni: “Oltre le paure: ripartire dalla logica del Vangelo”. Mi pare un segno che la Provvidenza ha messo sulla nostra strada perché siamo capaci di guardare con speranza il futuro, di non farci condizionare dalle paure inevitabili, da un presente precario sotto molti punti di vista, di avere il coraggio dei nostri Fondatori e Fondatrici che hanno saputo ascoltare lo Spirito e accoglierne l’invito a cercare vie e strumenti adeguati ai bisogni che vedevano”.

“Ci porremo in ascolto attento delle relazioni, ma più ancora della vita, la nostra, delle nostre comunità, delle nostre sorelle, dei laici, della gente che vive nelle nostre città e paesi e che ci interroga, ci interpella, anche quando non è consapevole di farlo. Siamo portatrici di carismi diversi. Le risposte pastorali saranno dunque diverse, in fedeltà a questi stessi carismi, ma c’è una risposta chiesta a tutte: l’essere segno e testimonianza dell’amore del Padre, faro di vita evangelica, luce di speranza in una realtà che sembra non offrire più prospettive di futuro. La nostra vita religiosa deve conservare la capacità di aprire alla speranza, nell’esercizio della carità. Chiediamoci cosa Dio vuole suggerirci anche attraverso queste fragilità e tragedie, attraverso la precarietà di tante situazioni”.

Segue poi la Preghiera guidata dalla segretaria.


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Oltre le paure: Ripartire dalla logica del Vangelo

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